Una breve summa di concetti utili nella definizione di romanzo storico.
Una ridefinizione dei generi letterari fondata su basi
storico sociali.
Il romanzo ammirato da Lukacs deve essere “sempre storico”,
sia che rappresenti la “storia passata” sia che rappresenti il “presente come
storia” ( Piovene)
Per il presente come storia si intende un presente
rappresentato nella necessità intrinseca del processo storico. Ma per Lukacs
non è di per sé il passato a rendere “storici” i romanzi di Scott, manzoni e
Puskin, ma il “rianimare” il passato come preparazione del presente, la rappresentazione
(con l’anacronismo necessario) di momenti del passato nazionale nel loro
processo storico.
Ed appunto alle oggettive condizioni della storia italiana e
non alle sue crisi, ma alla sua unica e immutabile crisi, Lukacs riconnetteva
l’unità dei promessi sposi: non a condizioni soggettive dell’autore (ideologia,
religione, poetica o talnto) ma alla scelta del contenuto, l’unica possibile
per un romanzo che volesse essere effettivamente storico.
La storia italiana non presenta i processi di crescita graduale
che presenta quella inglese insieme con le proprie relative crisi, piuttosto
una perenne crisi, dovuta alla divisione del paese, al carattere
feudale-reazionario, alle potenze straniere dominanti.
La condizione di crisi permanente è rappresentata mediante
un episodio concreto della vita di due contadini.
Il desitno dei due protagonisti diventa quindi la tragedia
del popolo italiano in genere. A differenza di Scott, nei promessi sposi manca
l’atmosfera di “storia universale”. Questo limite è imposto da un fattore
interno, cioè l’orizzonte umano dei due protagonisti, impossibilitate ad
alzarsi al livello della Storia universale, che vivono “stando in fondo”.
Ciò che interessa a lukacs è la fedeltà dell’oggetto,
l’onestà dello scrittore, la sua capacità di intendere integralmente di cui si
gode a un momento dato.
La distinzione lukacsiana dei generi prende le mosse da
Goethe e Schiller, e si fonda sul piano categoriale e consiste in modalità
diverse del rispecchiamento della realtà, reso nel romanzo con la rappresentazione hegeliana della “totalità degli
oggetti”, “in funzione del nesso fra l’azione particolare e il suo terreno
sostanziale” e nel dramma dalla
rappresentazione della totalità del movimento.
La teoria dei generi lettetari muove dalla teoria di Goethe
(motivi progressi, regressivi, ritardanti dell’intreccio) per delineare come
nel romanzo e nel dramma si configuri la dialetticità tra necessità e libertà.
Nel romanzo, ad esempio, si intensificano i motivi regressi (che fermano lo
svolgimento dell’azione, come ostacoli) configurandosi come forza propulsiva
che spinge avanti i processi storici (senza ostacoli da superare, non avviene
il progresso)
Lukács formula la differenza
tra dramma storico e romanzo; rifacendosi a Goethe, propone quella tra epica e
dramma. Come si è già osservato, assunto centrale, che ritorna nelle opere
successive agli anni Trenta, l’idea che il 1840 costituisca l’inizio della
decadenza borghese.
Ancora, per Lukács il romanzo
storico non costituisce un genere a sé ma appartiene alla più ampia tradizione
del romanzo. Emerge inoltre il legame tra il capitolo sul «Romanzo storico e
dramma nella quale vengono delineati alcuni principi fondamentali: quello
secondo cui le epoche drammatiche sono epoche di decadenza, da cui deriva l’identificazione
tra dramma moderno e dramma borghese. Ancora, la riflessione sull’influenza
reciproca tre romanzo e dramma nell’età moderna.
L’esemplarità del
personaggio storico, il principio secondo cui «il dramma si distingue
dall’epica per il diverso modo di rapportarsi alla totalità», la celebre
definizione della centralità dell’eroe medio nel romanzo storico
Il ricorso, come aveva già fatto Goethe, alla
contrapposizione tra damma e romanzo, permetta a Lukacs di evidenziare in modo
dialettico l’inderetminatezza, la dinamicità e la provvisorietà dei caratteri
dell’eroe romantico. Mentre i personaggi del tramma hanno caratteri così forti,
così definitivi, da determinare il corso degli eventi, l’eroe del romanzo forma
la propria personalità, scopre la propria anima, solo attraverso le vicende
romanzesche. L’eroe del dramma ha caratteri staviliti a priori e costituiscono
il fondamento originario, gli elementi dai quali discende tutto l’evento
scenico. Per questa ragione le circostanze in cui è coinvolto non sono che la
conse4guenza logica del suo essere. La realtà rappresentata ha allora
essenzialmente una dimensione simbolica: si manifesta in forma rituale e si
presenta come oggettivazione dell’interiorità dell’eroe.
Esteriorità ed interiorità sono dunque legate nel dramma da un rapporto insicindibile e la concatenazione degli eventi si sviluppa in una direzione obbligata, assume le sembianze del destino.
Esteriorità ed interiorità sono dunque legate nel dramma da un rapporto insicindibile e la concatenazione degli eventi si sviluppa in una direzione obbligata, assume le sembianze del destino.
Il romanzo, invece, mette in scena la storia di un’anima che
deve trovarsi e vindere la contraddizione tra interiorità ed esteriorità. La
realtà serve all’eroe per conoscersi e mettersi alla prova, per questo egli
deve agire misurare se stesso nel confronto e nello scontro con le sue
avversità.
E’ una frattura tra l’epos antico e il romanzo moderno.
Il drammaturgo è distante dal movimento storico, di cui
coglie solo le punte e gli apici.
Il romanzo aspira alla totalità degli oggetti
Il romanzo aspira alla totalità degli oggetti
Nessun commento:
Posta un commento
Fammi sapere cosa ne pensi.. lascia un commento!