Giulio Cesare. Qualcuno.. |
Appunti veloci sulla Storia Romana: dalla fondazione fino a Caracalla.
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Avviso 2: gli appunti sono estemamente riassuntivi e possono servire per un ripasso veloce della storia romana.
753ac Fondazione : no impianto greco (presuppone una statalità a priori).
753ac Fondazione : no impianto greco (presuppone una statalità a priori).
dominio gruppi gentilizi, legati tra loro da vincoli di
parentela avevano il controllo delle attività economiche -> alle loro
dipendenze dei Clienti. Dato che alcune delle grandi tribù territoriali
traevano origine dalle gentes, può essere che quei territori appartenevano alle
stesse gentes.
Raggrupparsi di villaggi sorti attorno ad importanti centri
di culto su una rotta importante per il commercio del sale.
Non è ammissibile l’esistenza
della terra pubblica prima della battaglia di Veio.
A scopo difensivo, i gruppi riunitesi in città eleggevano un
capo militare che via via ebbe un ruolo più importante.
Sette Re per 250 anni sono pochi. La fase monarchica è
testimoniata dall’interrex sopravvissuto in ambito repubblicano.
Si distingue monarchia latina-sabina da quella etrusca. È
possibile che il Re abbia avuto anche funzioni religiose (e che con il corso
del tempo gli siano rimaste solo
quelle –rex sacrorum)
La società gentilizia era raggruppata in tre tribù (tities,
luceres, Ramnes) divise in dieci curie che riunite in assemblea erano chiamate
ad affermare il potere del re (comitia curiata)
Sulla base delle tribù e delle curie veniva reclutato
l’esercito. I capi delle gentes patrizie (i patres) vennero a formare il
consiglio del re ->il senato
Gli etruschi erano da tempo in rapporto con i greci di cui
sentivano l’influenza.
Forte mobilità sociale
Roma dei Tarqunii
Per il pasquali la roma della monarchia etrusca si
presentava come una città ampia e ricca. A questa fase alta sarebbe seguita nel
VI secolo una generale fase di decadenza. Si presupponeva una generale
influenza greca, anche per quanto riguarda l’ordinamento sociale attribuito a
Servio Tullio; le mura erroneamente attribuite a Servio Tullio; l’identità
strutturale, secondo il Fraccaro, tra le centurie della fanteria e le centurie
degli iuniiores delle prime tre classi dell’ordinamento centuriato e ne
condivideva la risalenza all’età Severiana e quindi all’attribuzione all’inizio
della repubblica del raddoppiamento dei quadri legionari con il dimezzamento
degli organici. (Se servio tullio aveva
diviso la popolazione in 5 classi di censo e solo le prime tre partecipavano
all’esercito fornendo centurie 40 + 10 +10 = 60 centurie di cento uomini, si
aveva un esercito di 6000 uomini, cioè il doppio dell’esercito di Romolo. Dato
che coi consoli l’esercito venne diviso tra i due consoli, la descrizione di
livio poteva essere valida solo per l’ultima fase monarchica. Ma il dato è
anacronistico, perché l’ordinamento cosiddetto serviano non è risalente a
Servio Tullio –nemmeno esisteva la
moneta- e comunque riguardava, nel caso, solo il reclutamento dell’esercito e
non la divisione della società, ancora divisa esclusivamente sulla base dei gruppi
gentilizi)
Inoltre pare difficile che in Roma sia stato adottato per
quell’epoca l’armamento oplitico. In grecia veniva adottato nel VIII secolo, a
roma solo tra il VI e il IV.
Il trattato cartaginese fatto risalite al primo anno della
repubblica 509, rende evidente che roma è comunque subordinata a cartagine, e
più probabilmente risale al 400 – 350.
Con la caduta della monarchia, l’egemonia di roma nel lazio
fu rimessa in discussione e Porsenna fu respinto da un’alleanza latina. Roma si
riprese solo nel 499-496 quando vinse i latini e strinse con questi un accordo,
il Foedus Cassianum –dal console Spurio Cassio. Era un trattato di alleanza
stipulato sulla base della volontà di combattere le popolazioni montanare come
i volsci.
Roma era impegnata contro i volsci a sud, i sabini ad est e
gli etruschi al nord. Nell’alleanza con i latini era compresa la spartizione
del bottino e della terra ->collegialità nelle decisioni e nella creazione
di colonie.
Nel 430 sconfissero i volsci, equi e i sabini.
A Spurio Cassio è attribuita la prima legge agraria della
storia di Roma che doveva regolamentare il possesso di terreno in mano ai
patrizi. Ma non è possibile ricostruire il modo in cui veniva effettuata questa
regolamentazione.
È possibile che alcune magistrature repubblicane derivarono
da quelle monarchiche: si può sostenere
che all’inizio al capo dello stato ci fosse un Praetor Maximus (e quindi un
collega inferiore), così come avveniva in età storica con la carica di
Dictator, che aveva come suo sottoposto un magister
equitum.
Furono create delle tribù territoriali che soppiantarono
quelle gentilizie. Le prime ventuno risalirebbero al 495 e divennero poi
distretti di voto per i Comitiva Tributa e dal III secolo base per
l’arruolamento nella milizia.
Con le Milizie Gentilizie, la spartizione del bottino e
della terra conquistata sarà avvenuta attraverso la distribuzione di queste da parte dei capi delle gentes ai loro clienti.
Quando queste
cominciarono a trasformarsi in Milizie Cittadine, cambiarono anche le forme di
appropriazione della terra –stavolta stabilita da uno stato verso i combattenti
e non verso le gentes.
Con la distribuzione “statale” di terra, si venne
sviluppando una classe di agricoltori-piccoli proprietari distinti dalla
clientela gentilizia, con la quale però andò uniformandosi.
La loro Valorizzazione all’interno dell’esercito, portò con
sé il loro riconoscimento politico, che non avvenne senza contrasti.
Nel 456 il rifiuto della plebe di prestare servizio militare (poiché non gli venivano concesse adeguate ricompense e non avevano un ruolo politico) provocò la secessione dell’aventino. La plebe guadagnò riconoscimento politico e propri magistrati (tribuni della plebe ed edili plebei) -> ascesa della plebe.
Nel 456 il rifiuto della plebe di prestare servizio militare (poiché non gli venivano concesse adeguate ricompense e non avevano un ruolo politico) provocò la secessione dell’aventino. La plebe guadagnò riconoscimento politico e propri magistrati (tribuni della plebe ed edili plebei) -> ascesa della plebe.
Pur conservando la preminenza politica e sociale, i patrizi
sentirono il bisogno di autoregolamentarsi: con il decemvirato. La tradizione
non ci dice quasi nulla sulle leggi delle XII tavole, ma si capisce che più che
di una spinta dal basso si tratta di un’autoregolamentazione da parte della
classe dirigente.
Alla fine del V secolo, emerse il problema della ricompensa
che i soldati avrebbero dovuto ricevere, data la durata delle guerre. Venne
istituito uno stipendium in correlazione con un tributum che gravava sui
cittadini più abbienti. La necessità del soldo militare emerse anche a causa
dell’introduzione nell’esercito della classe dei nullatenenti.
Nel 396 assediarono Veio e la conquistarono-dopo una guerra
decennale-, lasciata sola dalle altre città etrusche. Marco
Furio Camillo fu il conquistatore di Veio, e tramite le sue imprese conquistò
favori popolari Un vastissimo territorio fu incorporato nello stato romano, in
cui furono insediate 4 tribù.
Nel 390 roma fu saccheggiata dai galli.Questi una volta
ritiratisi da roma furono battuti a Caere dagli etruschi. Caere fu la prima
città ad entrare nello stato romano con la condizione di Cives sine suffragio
(forse una forma di isopoliteia greca). Dopo vent’anni questa forma di accordo
fu intesa come forma di sottomissione.
Dal sacco gallico il mondo greco cominciò ad interessarsi a
Roma.
nel 378 furono costruite probabilmente le mura serviane
I romani batterono i volsci.
Preneste e tibur
furono sconfitte nel 341.
il foedus cassianum con i latini fu rinnovato nel 358, ma la
situazione era profondamente mutata.
Tusculum fu
incorporata nello stato romano nel 381 come Municipium, che gli permetteva una certa autonomia.
Sconfissero gli etruschi.
È probabile che il primo trattato con cartagine appartenga a
quest’epoca (350 c/a), ma la tradizione dice che quello precedente fu rinnovato
nel 348.
Leggi licine Sestie
Durante la dittatura
di Marco Furio Camillo vennero
approvate le leggi Licinie Sestie -367 una
di queste riguardava la possibilità
che gli interessi pagati sui debiti venissero detratti dal totale della somma
dovuta; sull’occupazione illegale dell’agro pubblico; che uno dei consoli
dovesse essere obbligatoriamente plebeo.
Problema dei debiti:
tra il V e il IV secolo fu introdotta la moneta. e i dislivelli tra ricchi e
popolo non erano elevati. La capacità economica del ceto dirigente non era
eccessiva e non impediva alla massa di plebei di riconoscersi nella dirigenza.
A causa delle guerre, dei cattivi raccolti, etc, spesso i
piccoli agricoltori erano costretti ad indebitarsi con i ricchi. Esigendo
interessi elevatissimi ed impossibili da sostenere,
il creditore poteva disporre a proprio piacimento del debitore insolvente fino
alla sua uccisione (nexum)
Così i militari che nel 342 combatterono in campania ebbero
modo di confrontare l’opulenza di quelle terre con la loro condizione, e si
ribellarono.
La Legge Petelia del
326 abolì il nexum.
Nel 343 i capuani chiesero aiuto contro i sanniti. I latini
si inserirono nella guerra (343-337) contro Roma. e nel 337 fu sciolta la lega
latina.
Molte città entrano nello stato romano come Municipia, in
altri casi nel territorio conquistato furono insediate altre tribù.
Roma si affaccia in magna grecia.
Nuovo concetto di nobilitas (notorietà -> per il potere
occorreva essere popolari, quindi erano frequenti casi di corruzione) Nel 358
una legge che serviva per reprimere la corruzione elettorale.
340 Riforma Militare: Ordinamento Manipolare
In occasione delle guerre sannitiche. più mobili rispetto
agli oplitici.
La leva fu effettuata sulla base delle tribù territoriali,
per valorizzare meglio i ceti intermedi (erano le classi centrali e basse ad
essere le più popolose). La differenza di armamento venne scomparendo man mano
Nel 312 -> Appio Claudio Cieco ricoprì la censura.
Costruzione della via appia da roma a capua.
Per garantire un effettivo controllo sulle aree conquistate
e per permettere una futura espansione, venivano fondate delle colonie.
Colonie Romane: una
sorta di avamposti perlopiù nelle zone marittime, i cittadini erano romani a
tutti gli effetti, ma erano costituiti da sole trecento famiglie
Colonie Latine:
all’inizio venivano dedotti coloni latini e romani. Erano colonie di
popolamento. Formalmente indipendenti. Struttura basata sulle classi di censo
(sul modello romano) tramite l’assegnazione diseguale di terra. Erano ammessi
esponenti locali dell’aristocrazia filoromana.
nel 300-200 minori ampliamenti dell’agro pubblico
Trattati con i popoli italici (foedera)
Lex ortensia 286:
validità per tutto il popolo romano delel decisioni dei tribuni della plebe
(concilia plebis)
Guerre Sannitiche
343-341 1° guerra
sannitica I capuani chiesero aiuto a roma contro i sanniti. La guerra si
concluse con in compromesso e i sanniti poterono annettersi i Sidicini , mentre
i romani ottennero il controllo della costa.
la tregua fu utilizzata dai romani per rafforzare le proprie
posizioni nel lazio meridionale dove combattè al fianco dei Sanniti contro i
latini nella guerra Latina (340-338)
326-304 2° guerra
sannitica I romani determinarono il nuovo conflitto creando una colonia
nella zona di influenza sannitica. I romani furono inizialmente sconfitti e
subirono l’umiliazione delle forche caudine. La guerra fu sospesa per cinque
anni dal 321 al 316. Quando riprese, i sanniti ebbero nuovi alleati, ma fusono
sconfitti nel 311. Nel 305 ci fu la vittoria definitiva dei romani presso
Faicchio.
In questo periodo si mise in evidenza l’azione di Appio
Claudio Cieco che voleva allargare la possibilità di accedere al senato
favorendo i mercanti.
Nel 299 i sanniti
provarono a ribellarsi alleandosi largamente con altre popolazioni italiche
I romani stavano combattendo contro i galli. I romani vinsero definitivamente nel 295.
Pirro
Pirro aveva intenzione di creare un regno nella magna grecia
ed affrontare prima i romani e poi i cartaginesi.
Roma, nel 282,
inviò dieci navi da guerra nel porto di taranto, governata da un regime
democratico.
Le navi furono distrutte e i romani attaccarono. I tarantini
chiesero aiuto a Pirro, che sbarò in italia con 22mila uomini. I romani fereco ricorso
ad una leva di massa. I romani persero ad Eraclea, a causa anche degli
elefanti. Ma pirro perse 4000 uomini (vittoria di pirro). Molte città della
magna grecia aiutarono pirro che però cercava un accordo con roma. Appio
claudio cieco fece sì che le trattative venissero interrotte. Ad Ascoli Pirro
vinse ancora.
Allora i siciliani gli offrirono la guida della guerra
contro cartagine. Accettò.
I Romani si accordarono con Cartagine nel 279 che fornirono
aiuti ai romani.
Pirro ebbe qualche vittoria iniziale in Sicilia, ma poi fu
costretto a tornare in italia per correre in aiuto degli alleati incalzati dai
romani.
Nel 275 venne
definitivamente sconfitto.
I Galli
i romani avevano fondato colonie nel 289 (Senigallia) e nel
268 Rimini. Davanti agli attacchi dei galli, Roma li divise stringendo alleanze
disuguali. nel 225 i galli furono sconfitti a Casteggio
Nel 218 furono fondate nuove colonie per una successiva
espansione. I galli ebbero una riscossa nel 218 alleandosi con Annibale e nel
194 furono definitivamente sconfitti.
Imperialismo
Guerre Puniche
1° guerra Punica 264-242
Nel III secolo Roma cominciava a penetrare nella Sicilia.
Dopo il fallimento di pirro, Messina venne occupata dai mamertini, e sconfitti
dal Re di Siracusa, chiesero aiuto
prima ai cartaginesi e poi ai romani.
Spinte da parte delle famiglie dei barcidi e degli scipioni
La flotta romana era inferiore. Il conflitto procedette a
vittorie alterne. Nel 241 cartagine fu costretta a capitolare alle Egadi e
furono costretti ad evacuare la Sicilia. Subito dopo a cartagine scoppiò una
violenta rivolta che i romani aiutarono a sedare ma ne approfittarono per
impedirne il ritorno in sardegna e in corsica, che costiuirono le prime province romane.
Nonostante la sconfitta i cartaginesi continuarono ad
espandersi in Spagna, così come i romani ed i loro alleati. Si stabilirono due
zone di influenza che aveva come limite il fiume ebro e nello stesso tempo roma si alleò con Saguto (nella zona di
influenza cartaginese).
2° Guerra Punica
218-202
Annibale nel 219 attaccò Sagunto, così si entrò in guerra.
Annibale attraversò duramente le Alpi, si scontrarono con i
romani a Cremona e a Canne, vincendoli.
Annibale non poteva assediare roma, quindi proseguì verso il
sud cercando di allearsi con le città.
Tra il 216 e il 204 Fabio Massimo cercò di temporeggiare
mentre si riorganizzava l’esercito, cercando di fare guerriglia e disturbare il
nemico.
I rifornimenti di annibale –portati da Asdrubale-, furono
stroncati dagli scipioni in spagna.
I Romani portarono la guerra in Africa e a zama sconfissero
annibale, anche grazie a Massinissa re di numidia nel 202.
Catone il Censore homo
novus, amico dei Flacchi, arrivò al consolato e alla censura. 195 lex oppia:
moderazione lusso delle donne. Non riuscì ad ottenere vittorie in spagna.
compositore di un trattato sull’agricoltura: azienda agricola schiavile
moderna. Scrive le origines: prima opera storiografica in latino.
Balcani
Già nel 273aC
roma aveva stretto un trattato con l’Egitto e nel 244 aveva fondato una colonia
latina a Brindisi per affacciarsi sull’adriatico. La regina Tetua (regina
dall’illiria all’epiro) dava supporto alle attività corsare. Roma intervenne e
Tetua venne sconfitta, L’altro principe Illirico divenne cliente di Roma. Dieci
anni dopo, col pretesto di alcune infrazioni da parte di Demetrio, roma
dichiarò la seconda guerra il lirica. Demetrio fuggì presso Filippo II di
Macedonia, così che Roma poté stringere alleanze in Grecia, permettendone la
conquista mostrandosi come “garante delle libertà” dei popoli Greci.
La Prima Guerra
Macedonica (213-205) Filippo V Spalleggiava Demetrio di Faro che tentava di
riconquistare il trono illirico. Nonostante Roma stesse
combattendo contro Annibale, inviò una flotta per bloccare Filippo che stipulò
un’alleanza con Annibale (Che si presenta come un vero e proprio Re Italico):
L’obiettivo era arrivare ad un patto di amicizia con Roma.
Si avranno poi rovesciamenti di alleanze: Filippo lascerà
l’onere della guerra ai suoi alleati Greci (gli achei) mentre Roma abbandonerà i
suoi vecchi alleati per legarsi ai greci stretti nella Lega edgli Etoli, che
però concluderanno una pace separata con Filippo. Roma non reagì a questa
decisione, portando avanti una politica più moderata verso oriente. Nel 205 si giunse alla pace di Fenice e
Roma pareva Garante dell’equilibrio del Mediteraneo.
La Seconda Guerra
Macedonica (200-197) Ma il regno di
Macedonia e quello di Siria tesero ad espandere il proprio dominio così che il
regno di Pergamo e la repubblica di Rodi chiesero aiuto a Roma. Inizialmente la
guerra non superò le votazioni, ma poi ad una seconda votazione –grazie ai
leaders politici e alla loro propaganda, e al fatto che la stessa Atene avesse
dichiarato guerra a Filippo- venne deciso l’intervento(200aC). Nel 197 Filippo accettò di combattere a Cinocefale in Tessaglia, in un
ambiente sfavorevole alla falange, dove gli agili manipoli Romani ebbero
facilmente la meglio.
Tutte le città Greche furono dichiarate Libere. Quinzio
Flaminio restò in grecia per riorganizzare la Tessaglia in 4 regioni, ed infine
fece sorprendentemente ritorno in Roma, come segno di rispetto verso la
superiore cultura Greca.
Guerra Siriaca (191-188)
Il ritiro di roma dalla grecia poté sembrare un segno di
debolezza ad Antioco III Re di Siria che aumentò i suoi domini in Asia fino
alla Tracia.
Nel 191 i romani
arrivarono in Grecia e combatterono alle Termopili conto il Re di Siria e i
suoi alleati Etoli. Catone fece nascondere duemila uomini durante la notte in
un punto nascosto fuori del campo di battaglia, così quando questa cominciò,
essi sorpresero alle spalle i Siriaci pensando che fossero i loro alleati
etoli. I romani persero solo 150 uomini.
Nel 189 le truppe
romane inseguirano quelle siriache e le sconfissero nella battaglia di
Magnesia, sotto il comando reale di Scipione L’Africano –ma ufficialmente era
in mano a Scipione Asiatico. Anche la flotta navale, guidata da Annibale, fu
sbaragliata, il quale rifugiatosi in bitina si uccise.
Antioco III dovette impegnarsi a non avere una flotta
superiore a 10 navi. Ma questi nel 168
invase allora l’Egitto. Ma bastò un’ambasceria romana che costrinse Antioco a
scegliere cosa fare prima di uscire da un cerchio tracciatogli intorno a fargli
cambiare propositi.
La Terza Guerra
Macedonica (171-168) Nel 179 a Filippo V succedette Perseo, che praticò una
politica di riamo nel tentativo di una riscossa antiromana, appoggiato da
alcuni stati greci. I Romani riuscirono con varie astuzie ad evitare lo scontro
fino al 168. Quell’anno a Pidna in macedonia la falange greco-macedone venne
sbaragliata ed il vincitore, Lucio Emilio Paolo, si comportò come un greco: festeggiò in una colonia ateniese e a delfi si fece
costruire una statua equestre, per poi intraprendere un lungo viaggio per la
grecia.
Nel 146 Andrisco che si spacciava per figlio di perseo
suscitò una rivolta in macedonia ma venne facilmente sconfitto e Corinto fu
rasa al suolo.
Roma era oramai divenuta la più grande potenza in Italia e
nel mediterraneo.
Regno di Pergamo
Nel 133 Attalo III Re di Pergamo morì senza figli e con il
suo testamento lasciò in eredità il suo regno ai romani, in modo da evitare una
futura guerra.
Aristonico, sedicente discendente della dinastia regale,
scatenò una rivolta promettendo agli schiavi che avessero partecipato, la
libertà.
Ovviamente furono sconfitti.
La Terza Guerra
Punica
Nel 151 il tributo che Cartagine doveva pagare verso Roma
sarebbe terminato, la ricchezza di quella città, nonostante le sconfitte
precedenti, impressionava i romani. Si è ipotizzato anche che la definitiva guerra
contro cartagine fosse in realtà un avvertimento verso il governo di
Massinissa, re di numidia. I Romani cercarono in tutti i modi di scatenare la
guerra. Pretesero 300 ostaggi e la consegna di tutte le armi. A quel punto Roma
pretese che la città fosse abbandonata. I Cartaginesi si riarmarono in tutta
fretta e dal 149 al 146 resistettero
casa per casa, prima di capitolare.
I Gracchi
Tiberio, Gaio e Sempronia erano gli unici sopravvissuti tra
i dodici figli nati dal matrimonio di tiberio sempronio gracco e Cornelia,
figlia di Scipione l’africano.
Sempronia, andò in sposa a Scipione Emiliano (Figlio di
Lucio Emilio Paolo, adottato dagli scipioni), che fu anche uno degli acerrimi
nemici dei suoi fratelli.
Tiberio nel 133 venne eletto tribuno della plebe.
Il suo programma mirava:
- Risolvere il dramma sociale dell’indebitamento e della povertà tramite la ri-assegnazione del terreno pubblico occupato abusivamente da parte dei ricchi
- Insediare nelle campagne spopolate nuovi contadini che si erano inurbati (e quindi ricreare quella figura di Contadino soldato tanto cara alla tradizione)
- Aumentare la leva, grazie al miglioramento delle condizioni sociali
Tiberio cercò di far applicare una delle leggi
Lacinie-Sestie che regolamentavano l’uso del terreno pubblico (500 iugeri + 250
per ogni figlio maschio, fino ad un massimo di 1000)
Fu creata una commissione di tre uomini con il compito di
confiscare il terreno pubblico occupato abusivamente e re-distribuirlo.
L’operazione sarebbe stata costosissima e dunque si propose di usare il tesoro
di Attalo III lasciato in eredità ai romani.
Per portare avanti il suo programma, Tiberio si candidò al
tribunato della plebe anche per il 132 nonostante una legge vietasse
esplicitamente di ricoprire per due anni di seguito la stessa
carica. Si accusò allora Tiberio di aspirare alla monarchia.
Tiberio fu ucciso.
10 anni dopo (nel 123), venne eletto al tribunato della
plebe Gaio Gracco, fratello di Tiberio.
Ampliò il programma del fratello, fondando una colonia sul
terreno di Cartagine (che era stato maledetto). Fece passare una legge per
bloccare il prezzo del grano e istituì donazioni gratuite per la plebe urbana.
Attribuì le quaestiones ai cavalieri (reati di corruzione e
politici)
Passò anche una legge elettorale che prevedeva che le
centurie votassero in un ordine sorteggiato.
Nel 122 approfittando di una modifica di legge, si fece
rieleggere tribuno della plebe. Cercò allora di allargare il diritto di voto a
tutti gli alleati italici. Ma l’altro tribuno, Livio Druso, si oppose alla
legge e pose il veto. Gaio fu battuto alla terza candidatura come Tribuno, i
senatori guidarono una rivolta contro Gaio, che si fece uccidere da uno
schiavo.
Un Decennio dopo, una legge abolì anche l’affitto che chi
occupava abusivamente terreno pubblico doveva pagare, e revocherà il vincolo di
inalienabilità delle terre (favorendo così la vendita da parte dei piccoli
proprietari, che si inurbarono).
Gaio Mario
La Guerra Numidica
(112-105)
Il Regno di Numidia era stato per più di 50 anni uno stato
cuscinetto tra Cartagine e Roma, guidato da Massinissa. Dopo la sconfitta di
Cartagine, questo piccolo staterello non contava più nulla, ma le lotte
dinastiche danneggiavano i mercanti romani. Alla Morte di Massinissa, il regno
fu diviso per i tre figli. Giugurta, uccise uno dei fratelli, mentre l’altro si
rifugiò a Citra. Questi si arresero, ma Giugurta violando i patti uccise anche
il secondo fratello e molti romani, così che Roma dovette intervenire.
I senatori non avevano interesse in questa guerra e quindi
non prendevano azioni risolute contro Giugurta. Furono accusati di essere stati
finanziati da questo. Dopo questa denuncia, fu mandato Quinto Cecilio Metello(112-107), che sconfisse più volte
Giugurta, ma senza mai arrivare ad una vittoria definitiva. Così, su pressione
del ceto equestre (che era direttamente interessato ai commerci) Metello fu
sostituito da Gaio Mario (107-105),
equestre che cominciò come cliente dei Metelli (dopo la vittoria di mario, il
senato assegnerà il trionfo a Metello).
Mario, di fronte alle difficoltà che la Leva comportava (togliere forza lavoro a delle
famiglie bisognose era un grave danno), lasciò perdere per allora la
coscrizione di massa (ma non l’abolì), e arruolò
dei volontari, che provenivano soprattutto dalla classe dei capite censii
cioè nullatenti. Queste furono le
premesse per la costituizione di eserciti che combatteranno non più in nome di
Roma, ma per il proprio comandante. Si è pensato che questa fu una delle cause
della crisi e della fine della repubblica.
La legione fu riformata: i manipoli erano toppo poco
compatti, così vennero raggruppati nelle coorti (di tre manipoli l’una). Anche
se in realtà questa riforma è frutto di un processo più lungo, la tradizione
l’associa a Gaio Mario.
Vinse e catturò
Giugurta.
Nel 106 Mario fu
eletto console.
Di fronte alle invasioni di Cimbri e Teutoni in gallia,
Mario fu rieletto console dal 104 al 100.
Li sconfisse.
La posizione di Mario era ambigua, non era chiaro se fosse
schierato dalla parte dei senatori o degli equestri. Anche se si trattava di
ceti sostanzialmente omologhi, gli interessi erano diversi: ai senatori era
proibito fare del commercio. Così quando il tribuno della plebe (103 e 100)
Lucio Apuleio Saturnino propose
varie distribuzioni ai veterani di Mario (coinvolgendolo così nella sua azione)
e condotta una violenta politica antisenatoria, Mario Dovette condurre la
reazione senatoria ed eliminarlo, uscendo dalla sua posizione non propriamente
chiara.
Il fatto che una cerchia ristretta di persone, esponenti di
una piccola parte dello “stato” romano –cioè solo di Roma, rispetto agli
alleati italici che comunque avevano spesso sostenuto
le spese di quella incredibile espansione- diventò via via sempre più
inaccettabile.
L’espansione di Roma aveva accresciuto gli interessi non
solo del ceto equestre romano, ma anche di quei mercanti italici (soprattutto
del sud italia) che appartenevano ai
ceti dirigenti di quelle comunità che proprio non erano in grado di poter
partecipare all’azione politica in Roma. Il recupero dell’ager pubblicus da
parte di Tiberio Gracco colpiva anche e soprattutto i proprietari italici,
probabilmente violando anche alcuni patti presi con le singole comunità.
Fraegelle si ribellò nel 125, e venne distrutta.
Poco dopo fu concessa
la cittadinanza romana ai magistrati di tutte le colonie Latine.
In più, nel 95,
passò una legge che toglieva la cittadinanza romana a tutti quelli che
l’avevano ottenuta in via non del tutto chiara o legale (Apuleio saturnino aveva concesso largamente la cittadinanza)
La situazione
precipitò nel 91 quando Livio Druso, tribuno della plebe, propose una serie di
riforme che dovevano finire per favorire il senato:
- Le corti giudicanti le quaestiones tornavano in mano ai senatori.
- Dovevano venire immessi 300 senatori tratti dall’ordine equestre
- Una legge agraria e una coloniaria (per raccogliere il favore della plebe)
- La proposta di concedere la cittadinanza romana agli alleati italici, con i quali Druso aveva stretti rapporti.
Quando Licinio Crasso morì, druso perse il suo principale sostenitore in senato, e venne ucciso.
Gli alleati non digerirono la cosa, le aspettative erano
oramai troppo alte, e si ribellarono nel 91.
Guerra sociale ( 91- 89) Gli Italici non
miravano ad uno sfaldamento, impossibile, dello stato romano, solo alla
cittadinanza e quindi alla partecipazione politica. Gli insorti comprendevano
quasi tutti gli alleati italici lungo gli appennini: dagli ascolani ai piceni,
ai marsi, ai peligni, i vestini, murricini (gruppo sbellico); frentani, irpini,
lucai, sanniti, e le popolazioni campane meridionali (gruppo osco); infine
parte della puglia. In un secondo momento Etruschi, umbri e alcuni della gallia
cisalpina.
Tutte le colonie, eccetto Venusta, rimasero fedeli a
roma.
Dopo le prime sconfitte subite dai romani, i generali
mirarono a dividere gli insorti. Al sud nell’89 cadde Aesernia, mentre al
nord Asculum.
Ma già nel 90 il
governo romano era giunto alla decisione di concedere la cittadinanza romana
agli alleati rimasti fedeli e a quelli che avessero deposto le armi entro breve
tempo.
I novi cives dovevano essere iscritti almeno temporaneamente
in otto tribù, aggiunte per limitare il valore del loro eventuale voto nei
comizi. E solo in in un secondo momento ridistribuite nelel vecchie
trentacinque tribù.
Nell’89 Pompeo Stradone propose ed ottenne che per quelle
comunità al nord del Po venisse concesso il Ius Lati.
Le comunità latine ed italiche furono trasformate in
municipia, cioè in comunità facenti parte dello stato romano, dotate di una
discreta autonomia, di propri statuti analoghi a quelli delle colonie latine,
una serie di magistrati nominati da roma, un senato locale e un assemblea
popolare. Si trattava di un decentramento politico ed amministrativo: i
municipi, soggetti a roma, ebbero maggiore autonomia rispetto alle precedenti
comunità italiche che erano formalmente indipendenti.
La creazione di municipia comportò un incredibile processo
di urbaninzazzione, di modifica del territorio, che fiorì poi in età augustea, ma che cominciò a dare i suoi frutti già dopo
Silla e poi con Cesare (fioritura economica di quelle giovani comunità prima
caratterizzate da insediamenti dispersi).
La prima guerra civile: SILLA
Approfittando della travagliata situazione italica,
Mitridate, Re del Ponto, si fece portavoce di tutte le tendenze antiromane in
oriente, collegandosi anche agli italici insorti. La guerra apparve
inevitabile. Per sorteggio, nell’88,
il console Lucio Cornelio Silla fu scelto per combattere Mitridate, che nel
frattempo aveva massacrato dei negotiatores romani e italici accompagnando
l’invasione della provincia d’asia. Ma i mariani e gli equestri non gradivano
silla e fecero trasferire il comando da Silla a Mario. Il console era ancora in
campania e così mosse verso Roma con l’esercito.
Silla impose provvedimenti repressivi contro coloro che lo
avevano tradito. Procedette ad una serie di riforme in linea con quelle proposte da Livio Druso, e miravano a rafforzare
l’autorità del senato ampliato di trecento membri e ridimensionato il potere
dei Tribuni.
Ma Silla dovette tornare in oriente contro Mitridate,
allorché i suoi provvedimenti furono disattesi. Mario morì nell’87, ma i
mariani presero il sopravvento in città. Si avviarono i contatti con Silla in
oriente che si mostrava conciliante. Un altro esercito fu inviato in oriente a
combattere Mitridate e poi passò sotto il comando di Silla. Tra l’87 – 85
Sconfisse ripetutamente Mitridate in grecia ed in Asia, costringendolo alla
pace di Dardanos. Ristabilì la situazione in Asia fino all’83.
Tornato in Italia, non mise in discussione l’assetto messo
in piedi con gli alleati italici. LA guerra che ne seguì a causa
dell’inconciliabilità delle parti fu breve e si fuse con gli ultimi esiti di
quella sociale: il peso maggiore fu sostenuto
dai Sanniti (83). Silla divenne dittatore fino all’81,quando depose la carica.
Silla non voleva semplicemente rafforzare il senato:
lo raddoppiò di numero e confermò la sua centralità,
procedette ad alcune riforme nel campo dei sacerdozi, nelle magistrature,
nell’amministrazione provinciale. Eliminò le truppe dall’italia, spostandole al
di là del Rubiconde, ma era compensato dalla presenza dell’esercito nella
Gallia Cisalpina, che venne fatta provincia.
Distribuì terre ai suoi veterani –perché oramai i soldati
intraprendevano la carriera militare solo per riacquistare una posizione
sociale perduta o impossibile da raggiungere altrimenti.
Le misure di repressione, le proscrizioni, miravano tuttavia
a colpire solo determinati individui, e dovevano servire proprio a limitare gli
abusi. Cosa che fu disattesa.
Con Silla fu palesata la funzione della carriera militare,
che portava alla ribalta abili condottieri alla guida di eserciti sempre più
legati ai propri comandanti.
Esempio lampante è Gneo Pompeo, figlio di Pompeo Stradone,
distintosi al seguito di Sila. Guidò, grazie all’attribuzione di un Imperium
straordinario, la repressione in spagna di rivolte fomentate dalle resistenze antisillane. Nel 70 fu eletto console senza
cursus regolare insieme a Licinio Crasso.
Nel 70 inoltre furono ristabiliti i pieni poteri dei tribuni
della plebe.
Le guerre civili, prima quella italica, poi quelle di Silla,
avevano rovinato l’italia, la sua economia e la sua agricoltura. Da qui
l’insurrezione degli schiavi, che finì per assumere l’aspetto di una rivolta di
contadini. Non trovò adesioni negli schiavi cittadini.
La rivoltà iniziò nel 73 e per un anno o due Spartaco
sconfisse gli eserciti romani in lungo e in largo per l’italia. Poi Crasso
insieme a Pompeo lo batterono nel 72/71.
Anche questa rivolta era sintomatica della disastrosa
situazione dell’italia uscita dalle guerre civili.
Di questo disagio approfittò Catilina, che si era presentato
invano alle elezioni consolari fino al 63, tutte con esito fallimentare. Era un
proprietario terriero, ma la partecipazione politica comportava l’uso di molto
denaro che veniva prestato da figure come Crasso. Catilina costituì un
esercito, ma fu smascherato da Cicerone (console nel 63). Con le sue orazioni,
Cicerone, ottenne un senatusconsultum ultimum che autorizzava l’uccisione dei
colpevoli senza ricorrere all’appello del popolo (la provocatio), Catilina fu
distatto a Fiesole.
Nel 58, il tribuno Clodio, che agiva con l’appoggio di
Cesare e Pompeo, accusò Cicerone di non aver agito per vie legali: Cicerone
venne esiliato e i suoi beni sequestrati.
Clodio però aveva instaurato un clima di violenza con delle
bande armate in città. Nel 57 Cicerone fu richiamato e Clodio finì ucciso nel
52.
Pompeo
Nel 74 Mitridate aveva ripreso le iniziative antiromane in
Asia. Il console Lucullo ottenne il comando e sconfisse ripetutamente Mitridate
senza ottenere tuttavia una vittoria definitiva. Lucullo era osteggiato dalle sue stesse
truppe e fu costretto a rientrare a roma nel 66.
Pompeo nel 67 aveva ottenuto poteri straordinari (un imperium
superiore a tutti per un determinato raggio di azione dalla costa) per
combattere la pirateria imperversante nel mediterraneo. Assunse poi il comando
contro Mitridate e lo sconfisse, conquistò il regno di siria e riorganizzò i
domini romani in Asia. Invase la Giudea e conquistò Gerusalemme. Alla fine del
62 rientrò in italia e contro tutte le aspettative a brindisi sciolse
l’esercito.
Era al culmine del potere.
Primo triumvirato.
Con il disgregarsi della situazione politica in roma, era
inevitabile che i politici ricorressero a patti privati per la gestione del
potere. Così nel 60, il console designato Caio Giulio Cesare strinse un accordo
con Crasso e Pompeo, emarginando l’oligarchia senatoria. Cesare fece ratificare
una serie di leggi (tra le quali una agraria e la ratifica delle decisioni di
Pompeo in Asia). Ricevette nel 58 il comando per cinque anni della gallia
Cisalpina e quella Transalpina.
Nel 58 Respinse l’invasione degli Elvezi in Gallia e i
Germani furono ributtati al di la del Reno. La base di Cesare fu la Gallia
Cisalpina. I valichi alpini furono totalmente sotto il controllo romano solo
con augusto.
Nel 57 combatté contro i Belgi.
Nel 56 ci fu
l’incontro di Lucca con i suoi alleati Crasso e Pompeo, e sconfisse nella
Bretagna i veneti. Durante l’incontro di Lucca il Proconsolato di Cesare nelle
Gallie fu prolungato di altri cinque anni, e si stabilì che nel 55 Pompeo e
Crasso sarebbero stati nuovamente consoli insieme e che dal 54 Pompeo avrebbe
avuto il proconsolato in Spagna (che esercitò per mezzo di Legati) e Crasso il
comando in Siria, in vista di una spedizione contro i parti (che nel 53 finì
con l’uccisione di Crasso e la presa delle insegne da parte dei parti)
Nel 55 costruì un ponte sul Reno e mise piede in germania.
Poi si spinse in Britannia ed arrivò al Tamigi.
Nel 54 – 53 represse le varie ribellioni dei galli e si
spinse ancora oltre il reno.
Nel 52 Vercingitorige riuscì a riunire sotto di se le varie
tribù galliche, cesare dapprima sconfitto, bloccò l’avversario ad Alesia assediandolo.
Costruì un complesso sistema di
fortificazioni, per assediare e difendersi dalle truppe galliche che arrivavano
in soccorso degli assediati.
Nel 51 venne pubblicato il De Bello Gallico.
Nel 52 di fronte allo scatenarsi della violenza in città, Pompeo
venne eletto Console Sine Collega.
Nel 51 ci si cominciò a porre il problema di chi dovesse
sostituire Cesare nelle Galiie, a cui si aggiunse nel 50 la possibilità per
Cesare di presentarsi come candidato al consolato del 49 in assenza, mentre
conservava ancora il comando delle Gallie.
Pompeo si schierò con la fazione senatoria anticesariana.
Nel 51 Cesare aveva chiesto che il suo mandato proconsolare
fosse prorogato per un altro anno, in modo tale che sarebbe scaduto alla fine
del 49 e quindi gli avrebbe permesso di non avere alcune interruzione tra la
fine del proconsolato in gallia e il consolato in Roma. Il Senato vedeva in
cesare una minaccia, poiché era amatissimo dalle sue truppe ed otteneva un
generale consenso dalle masse.
Temendo le conseguenze di tale possibilità, il Senato negò
la prorogazione del mandato e intimò a cesare di sciogliere le truppe prima di
presentarsi a roma come candidato al consolato. Cesare alla fine del 50 scrisse
al senato che accettava di sciogliere l’esercito solo se Pompeo avesse fatto
altrettanto. Il senato intimò a cesare di sciogliere l’esercito e lo dichiarò
nemico pubblico, nonostante l’opposizione dei due tribuni della plebe, tra cui Marco Antonio.
Se Cesare si fosse presentato a roma come privato, senza
l’immunità di proconsole o di console, sapeva che sarebbe stato perseguitato
dalle forze che facevano capo a Pompeo e che sarebbe stato emarginato
politicamente.
Pompeo accusò Cesare di insubordinazione e tradimento, e il
senato dichiarò lo stato di emergenza ed affidò la repubblica nelle mani di
Pompeo.
Cesare passò il Rubicone e percorse l’Italia incontrando
scarsa resistenza. L’italia fu
almeno in quel momento risparmiata dallo scempio della guerra.
Pompeo insieme a molti dei suoi e i consoli, si ritirò in
grecia. Il suo piano era quello di una riconquista del potere partendo
dall’oriente, sull’esempio di silla, ma con premesse ancora più favorevoli: le
vaste clientele che aveva stretto in
italia e le fedelissime truppe in spagna, pronte ad attaccare cesare sull’altro
fronte. Ma venivano sottovalutate le abilità politiche e militari di Cesare.
Intuito che il pericolo imminente era in Spagna, vi si recò
e disfece i legati pompeiani.
Ritornando in Italia, visto che c’era, sottomise Massaia.
Nel 48 Cesare sbarcò in Epiro, e Pompeo fu sconfitto a
Farsalo, in Tessaglia.
Pompeo fuggi in Egitto, dove fu ucciso.
Cesare restò in egitto e si inserì nelle lotte dinastiche
tra Tolomeo e Cleopatra. Nel 47 Cesare riordinò le aree asiatiche del dominio
romano. Nel 46 disfece anche le ultime forze pompeiane riunitesi in africa
(tapso).
Nel 46 fu nominato dittatore con rinnovo annuale, nel 44 fu
dichiarato dittatore a vita.
Non è chiaro se Cesare aspirasse al Regno, di certo la
riorganizzazione cesariana rispondeva ad esigenze di razionalizzazione dello
stato, che non poteva più essere gestito tramite le magistrature e i modi di
una città stato. L’aumento del numero di magistrati prefigurava la loro
trasformazione in funzionari addetti all’amministrazione. L’ampliamento del
senato era dovuto alla volontà di ampliare la rappresentanza italica
dell’assemblea, sia alla necessità di ricompensare personaggi che si erano
dimostrati fedeli.
Mentre preparava la campagna orientale contro i parti,
cesare fu assassinato alle idi di marzo del 44.
I cesaricidi però non avevano alternative concrete, e tutto
ciò che potevano proporre era un inattuale ritorno al passato e l’opposizione
militare e quindi sullo stesso piano
dei cesariani. Questi d’altra parte si trovarono presi in contropiede, non essendo
evidenti gli appoggi di cui potevano godere i cesaricidi. Allora si trovò un
compromesso e si stabilì un’amnistia per gli assassini.
La macchina dello stato continuò a funzionare come cesare aveva già stabilito in precedenza e grazie alla quantità di disposizioni lasciate da cesare, Marco Antonio poté far passare alcuni progetti che non erano stati affatto nelle intenzioni del dittatore.
La macchina dello stato continuò a funzionare come cesare aveva già stabilito in precedenza e grazie alla quantità di disposizioni lasciate da cesare, Marco Antonio poté far passare alcuni progetti che non erano stati affatto nelle intenzioni del dittatore.
Ma il senato era composto per la maggior parte di elementi
cesariani, la plebe urbana amava il mito di cesare e le truppe erano ovviamente
cesariane. Uno dei cesaricidi, Bruto, aveva assunto il governo della Gallia
Cisalpina, e tenendo conto del precedente di Cesare, poteva costituire un
pericolo. I due principali cesaricidi, Cassio e Bruto, avevano assunto
controllo delle province orientali.
Ma in Italia le fazioni cesariane non erano affatto unite,
Antonio era in collisione con l’oligarchia senatoria e la sua preminenza venne
messa in discussione dall’arrivo in italia del giovanissimo Gaio Ottavio, che
era stato nominato erede privato ed adottato da cesare (e quindi cominciò ad
essere chiamato Caio Giulio Cesare Ottaviano). Ottaviano mentre raccoglieva le
truppe filocesariane, collaborò con il sentato in funzione antiantoniana,
Cicerone pensava di poterlo controllare.
Nel 44 Antonio mosse per cacciare bruto dalla cisalpina. I
due consoli mossero con Ottaviano contro Antonio. La sconfitta di Antonio ebbe
l’esito della nomina di Antonio come Consul Suffectus.
Capovolgimento delle alleanze: Ottaviano si alleò con
Antonio e Lepido e formò il triumvirato, che si contrapponeva alle magistrature
ordinarie, per la durate di 5 anni. Si trattava della spartizione del potere in
vista della guerra contro i cesaricidi. Tra le prime vittime delle proscrizioni
ci fu ovviamente Cicerone.
Nel 42 Lepido restava in Roma a controllare la situazione.
Antonio ed Ottaviano si Scontrarono a Filippi con Bruto e Cassio. Il vero
vincitore fu Antonio che si assunse il compito di riorganizzare le province
orientali ed ottenne il controllo delle Gallie. Lepido fu marginalizzato.
Ottaviano si stabilì al centro del potere in Italia, ma in
Sicilia Sesto Pompeo si ritagliò un proprio spazio, e diede parecchio da fare
ai triumviri, i quali scesero a patti con lui.
Ottaviano dovette confiscare molte terre da distribuire ai
veterani di cesare e ai suoi soldati.
Degli spossessati italici si fece portavoce il fratello di Antonio, che però ottenne appoggi incerti perché non si conosceva la volontà di Antonio in oriente.
Degli spossessati italici si fece portavoce il fratello di Antonio, che però ottenne appoggi incerti perché non si conosceva la volontà di Antonio in oriente.
Quando si venne allo scontro, il generale Agrippa,
comandante delle truppe di Ottaviano, sconfisse L. Antonio.
I contrasti tra Marco
Antonio e Ottaviano si risolsero in un accordo nel 39, a Brindisi
Sesto Pompeo continuava i suoi attacchi di logoramento.
Ottaviano nel 38 venne sconfitto. Nel 37 Agrippa assunse il comando delle
operazioni e nel 36 anche grazie all’aiuto di lepido, Pompeo venne sconfitto.
La vittoria consentì ad Ottaviano di presentarsi come il
restauratore della pace.
Antonio nel 36 aveva iniziato una spedizione contro i parti,
che finì in un mezzo disastro. Nel 34 attaccò l’Armenia.
A sfavore di Antonio ci fu il suo matrimonio con Cleopatra.
Lo scontro con Ottaviano avvenne ad Azio, nel 32. Agrippa ebbe la meglio,
l’anno successivo Ottaviano si impadronì dell’egitto e Antonio e Cleopatra si
uccisero (31 aC)
ETA’ AUGUSTEA
Il principato augusteo
non eliminò le vecchie istituzioni e magistrature. Non fu nemmeno una diarchia
(senato e principe), ma semplicemente piegò le forme della repubblica, e si
impose almeno all’inizio in maniera “extra-costituzionale”, cioè legata al
carisma del principe.
Nel 27, Ottaviano restituì la res publica al senato e al
popolo romano, conservando però il consolato che aveva rivestito quell’anno e
l’anno precedente, che gli aveva consentito di effettuare un censimento.
Qualche giorno più tardi (in gennaio) il senato votò una
serie di privilegi e di onori ratificati poi da una legge comiziali e si ebbe
una prima definizione dell’imperium spettante ad Augusto, gli vennero
attribuite una parte delle province per dieci anni e gli venne attribuito il
cognomen Augustus. Negli anni successivi fu eletto regolarmente console. Nel
23, in conseguenza di una grave malattia, aveva pensato seriamente al problema
della sua successione.
Depose il consolato ma ebbe in più rispetto al governo delle
province imperiali, un imperium maius rispetto atutte le altre magistrature e
senza limiti territoriali. In più gli venne attribuita la Tribunizia
Potestas,cioè i poteri dei tribuni che comportava anche la Sacrosantità. Le
province gli vennero rinnovate per periodi quinquennali o decennali.
Il princeps aveva quindi poteri magistratuali senza essere
un magistrato (quindi senza limiti di tempo e la collegialità), ma aveva anche
(oltre che un imperium maius e la tribunizia potestas) un’ Auctoritas in più
rispetto a coloro che lo affiancavano nelle magistrature, quindi il suo
“parere” valeva di più rispetto a quelle dei suoi ‘colleghi’ordinari.
Non era una monarchia, ma nemmeno più una repubblica. Il
consenso popolare era dettato dal carisma di augusto, e ai rapporti di
clientela, e Augusto era considerato una sorta di Patrono della Res publica.
Ci furono tentativi per garantire a più cittadini la
partecipazione nella gestione del nuovo regime (per esempio il voto per
corrispondenza).
Una legge del 5dC –Lex Cornelia- introduceva una nuova
procedura per l’elezione dei consoli e dei pretori: il voto dei comizi veniva preceduto oltre che
dalla commendatio che il principe faceva a favore di qualche candidato anche
dalla Destinatio di un numero di candidati da far votare ai comizi, pari al
numero di posti da coprire. Al destinatio, spettava ad un nuovo organismo
elettorale: dieci centurie create appositamente, composte
da senatori e cavalieri che risultavano iscritti nelle liste
da cui erano tratte le giurie. Queste
dieci centurie erano state istituite in ricordo dei nipoti di augusto morti in
tenera età: domus augusta -> elemento sacrale.
Paradossalmente, il consolidarsi di un forte potere
centrale, di una monarchia, permise il fiorire di quelle istituzioni locali che
permisero uno spostamento del baricentro di lotta politica da roma alle
comunità di cui le elites facevano parte.
Agli occhi dei contemporanei, la supremazia appariva
duplice: Princeps e Populus.
Augusto riorganizzò
la stessa roma. Monumentalizzazione.
Escogitò nuove figure amministrative.
Per l’approvvigionamento idrico affidò ad Agrippa il compito
della modernizzazione e del mantenimento del sistema.
Morto Agrippa, fu affidato il tutto ad amministratori detti acquarii.
Per l’approvvigionamento alimentare, nel 22 di fronte ad una
crisi, Augusto rifiutò la dittatura e sull’esempio di Pompeo prese la cura
annonae, e venne creata una funzione ad hoc, quella del prefetto dell’annona,
di rango equestre, alla quale potevano aspirare ex magistrati urbani.
Altro problema era l’ordine pubblico: mentre in età
repubblicana erano gli Edili a dover sorvegliare la città. Con Augusto gurono
istituite tre coorti urbane di personale paramilitare comandata dal prefectus
urbi (di rango senatorio), e nelle sette corti dei vigiles –servizio antincendi
e presidio notturno- ed ognuna sovrintendeva a due delle 14 regiones in cui fu
divisa la città. A Roma stanzionavano anche tre delle nove corti pretorie, la
guardia imperiale, al comando dei prefetti del pretorio, di norma due, scelti
dall’imperatore tra gli equestri.
L’italia fu ripartita
in 11 regioni, le cui uniche funzioni certe furono quelle del
raggruppamento dei dati per il censimento.
Province
Ad Augusto, sin dal 27, furono attribuite tutte le province
non pacate.
Le restanti province, dette Province Populi erano governate
da ex pretori o ex consoli al seguito dei quali erano dei questori che
svolgevano compiti di natura finanziaria.
Le Province Caesaris invece erano affidate parimenti ad ex
consoli o ex pretori, ma di nomina imperiale aventi al loro seguito i legati
delle singole legioni.
L’attribuzione di un imperim maius ad augusto legittimò
qualsiasi ingerenza nelle province del popolo.
L’Egitto fu affidata ad un cavaliere, nonostante la presenza
di truppe e ai senatori era vietato anche solo sbarcarci.
Fiscalità
Tre Casse:
Aerarium Saturni (del
popolo romano) affluivano le imposte
delle province del populus. E vi erano due pretori a sovrintendere.
Il Fiscus Caesaris non
solo i redditi delle province, ma anche i redditi privati del principe, gestita
da liberti imperiali.
Aerarium militare alimentato
dal gettito delle imposte che
gravavno sui cittadini romani, ed in primo luogo quella sull’eredità, per
provvedere allo stipendio e ai premi di congedo dei veterani.
Per assicurare entrate regolari, augusto fece un censimento
e pose le basi perché potesse essere fatto in seguito.
Riorganizzazione
dell’esercito
Le legioni allo scontro tra antonio
ed ottaviano erano arrivate a Sessanta. Augusto le diminuì a 28.
La durata della ferma venne elevata a vent’anni. Ai
legionari si affiancava un numero pari di ausiliari (150.000) e scelti almeno
inizialmente tra i provinciali di condizione peregrina.
Elite dell’esrcito: pretoriani. Di stanza a roma, soldo
assai più elevanto. Tratti tra i cives romani.
Incrementarsi della diffusione della cittadinanza romana
(grazie alle colonie di veterani). Premio di Congedo in denaro a causa della
mancanza di terra.
Gli ufficiali erano senatori.
Difesa dell’impero
Aree non pacificate: Penisola iberica, africa del nord,
alpi.
E fu ancora guerra di conquista, al di là del reno, nella
Tracia. Druso cercò di ampliare l’espansione al di là del reno, ma vennero
massacrate tre legioni che non furono mai ricostituite.
Si tentò di tenere il controllo fino all’elba, ma si capì
che non conveniva mantenere il controllo e si ritirarono prima del reno (e le
popolazioni non furono mai romanizzate, anche se fortemente influenzate)
In molti casi non ci furono guerre di conquista, ma furono
creati stati clienti. Divide et impera: stati clienti legittimati da Roma.
Accordo con i Parti (Fraarte) il cui fratello fu messo a
capo dell’armenia incoronato da tiberio.
Augusto designò al trono dei parti Vonone nel 9dC.
Problema della
successione: la figura del principe era strettamente legata allo stesso augusto. Come doveva avvenire la succession?
In maniera dinastica o elettiva?
Augusto risolse cercando di attribuire quell’imperium maius
e quella potestas che erano alla base del suo potere, adottando prima il suo
successore, facendolo erede del suo patrimonio privato, e poi , ancora in vita,
attribuendo allo stesso quelle
prerogative che erano proprie del princeps.
Augusto cercò di consolidare il tutto tramite sua figlia
Giulia, facendola di volta in volta sposare con il designato.
Prima la scelta cadde sul nipote Marco
Claudio Marcello, marito di Giulia, che poi morì. La scelta allora cadde su
Agrippa, che sopsò giulia, e i due figli che nacquero (caio e lucio cesari)
vennero adottati da augusto, che però non gli sopravvissero. Alla morte di
Agrippa, Tiberio (figlio di primo letto della moglie di Augusto), fu adottato e
costretto a sposare giulia.
Giulia però era una donna dissoluta e fu mandata in esilio,
Tiberio costretto a divorziare. Fu anche costretto ad adottare Germanico,
figlio di Druso, che era quindi il
nipote di augusto. In tal modo anche Germanico era designato alla successione.
Augusto mori nel
14dC.
Tiberio
Tiberio all’inizio parve non molto convinto nell’accettare
il principato. Non era ancora un’istituzione stabile.
Le legioni della pannonia e della Germania si ammutinarono,
reclamando un aumento del soldo militare. Druso minore e Germanico domarono la
rivolta, quest’ultimo andava acquistando sempre maggior prestigio. Nei tre anni
successivi non ebbe molti successi, ma fu richiamato da Tiberio e gli fu
accordato il trionfo.
Tiberio affidò allora a Germanico un imperium maius per
combattere contro i parti in armenia (che avevano rifiutato il re posto dai
romani), ma allo stesso tempo gli
affiancò come aiuto Gneo Pisone. Germanico risolse in un certo qual modo la
situazione con un compromesso. Ritornando a roma morì in circostanze misteriose. Pisone festeggiò
la morte di germanico, provò persino a riprendere la provincia, quasi
provocando un conflitto civile. Tornato a Roma venne processato per l’uccisione
di Germanico, al quale furono tributati onori inusitati.
Tiberio divenne sempre più sospettoso di possibile congiure.
Molti processi di lesa maestà. Il prefetto del pretorio aveva in mano il potere.
Nel 27 Tiberio si ritirò a capri, lasciando il potere in mano a seiano e
portando con sé Caligola, figlio di Germanico.
Sospettoso anche di Seiano, tiberio lo eliminò. Il Nuovo
prefetto del pretorio era Macrone.
Tiberio fu un ottimo amministratore, non gravò in maniera
intollerabile sui provinciali, che comunque non tollerarono le imposizioni
fiscali.
Nel 33 scoppiò una crisi del credito a Roma: molti senatori
avevano prestato violando una legge di Cesare dittatore, soldi con interessi
altissimi. La sua rimessa in vigore, causò la richiesta immediata dei crediti,
e quind il crollo del prezzo dei terreni. Tiberio dovette prestare ai debitori
una cospicua quantità di denaro ad interessi zero.
Caligola
Alla morte di tiberio, i pretoriani acclamarono Gaio soprannominato
Caligola, figlio superstite di germanico, il quale adottò a sua volta il figlio
di Druso minore (tiberio gemello). Caligola non era stato adottato da Tiberio,
ma era stato nominato suo erede privato insieme a Tiberio Gemello.
L’acclamazione dei pretoriani e della plebe urbana fece sì che il senato
attribuisse al solo Caligola l’imperium e venisse annullato il testamento di
tiberio, eliminando tiberio gemello.
Caligola rivendicò per sé un potere più autoritario, riservò
grandi onori alle sorelle, in particolare Drusilla. Caligola sperperò le
risorse dello stato in pochissimo tempo.
Cominciò a terrorizzare la plebe urbana.
Nel 41 fu vittima di
una congiura.
Claudio
Claudio non aveva mai mostrato interesse per il potere. La
tradizione lo presenta come uno sciocco in balia delle donne della domus augustea.
Ma era un uomo colto, ottimo amministratore. Garantì una
serie di prerogative al senato, comincò a razionalizzare l’amministrazione di
governo creando una prima burocrazia a capo della quale mise i suoi liberti.
Ciò suscitò forte scandalo (e di qui la tradizione ostile), perché i liberti
per legge non potevano ricoprire cariche pubbliche, mentre invece adesso si
arricchivano e diventavano potenti. In più avevano gli ornamenti consolari.
Anche a livello provinciale cominciarono a moltiplicarsi i
procuratores, agenti privati dell’imperatore che agivano in ambito fiscale.
Costruzione del porto di Claudio (che però a causa della
grandezza non era un approdo sicuro per le navi che dovevano rifornire roma).
Concessione generosa della cittadinanza ai provinciali,
soprattutto tramite le colonie, e per le classi dirigenti provinciali, il
diritto ad essere eletti magistrati e quindi cittadini romani.
Conquistò la britannia. Riorganizzò e creò alcune province,
così che cominciavano a venir meno quegli stati cuscinetto che ammortizzavano
le incursioni delle popolazioni barbare.
Claudio sposò la figlia di Germanico, Agrippina, che gli
fece adottare il figlio Lucio Domizio Enobarbo (Nerone).
Claudio fu eliminato nel
54
Nerone
Aveva avuto come precettori il prefetto del pretorio Burro,
Lucio Anneo Seneca. I primi 5 anni furono a lungo ricordati come tempi felici,
in cui il giovane nerone (17enne) governò nel pieno rispetto del senato,
saggiamente. Con burro e seneca, i due ordines (equestre e senatorio)
cooperavano alla gestione dell’impero. In più c’era il controllo della madre
Agrippina.
Quando si innamorò di Poppea Sabina, moglie di Salvio Otone,
uccise la madre che si opponeva al ripudio di ottavia.
Nel 62 morì burro e seneca fu costretto ad andare in esilio.
Il prefetto del pretorio fu Tigellino che assecondò Nerone
in tutte le sue follie.
Una congiura fu scoperta e seneca fu costretto al suicidio.
Nerone nel 67 partecipò e vinse tutte le gare in grecia
(anche quelle a cui non aveva partecipato). Tornato a roma creò i Neronia,
sull’esempio greco –cosa per la quale il popolo lo amava.
Nel 64 venne realizzata una riforma monetaria: diminuiti il
peso delle moneta d’oro e di quella d’argento, forse per far meglio corrispondere
il rapporto tra i due metalli.
Poteva coniare una maggiore quantità di denaro da
un’invariata quantità di metallo.
Confiscò molti beni.
La spesa pubblica aumentò alla ricostruzione di Roma, in
seguito all’incendio avvenuto nel 64, del quale furono accusati i cristiani.
Il Re dei parti fu incoronato da Nerone nel 66
Nel 68 Vindice, generale delle truppe in Gallia, si ribellò
in testa alle sue legioni sostenendo
Galba alla porpora.
Ma vindice si scontrò con Rufo, capo dell’esercito in
Germania, che una volta sconfitto vindice non accettò l’acclamazione delle sue
truppe. Galba dopo qualche esitazione accettò l’investitura. I pretoriani,
dietro la promessa di forti donativi, riconobbero galba e uccisero nerone.
Era il 68
Longus et Unus Annus
Le legioni della germania non riconobbero Galba ed
acclamarono Vitellio come Imperatore. Galba adottò un senatore Pisone
Liciniano. Ma i pretoriani non avevano avuto il donativo promesso, quindi
acclamarono a loro volta Salvio Otone (ex marito di Poppea).
Galba e Pisone vennero eliminati. Restavano Vitellio ed
Otone.
I pretoriani si scontrarono con i legionari di germania a
Cremona, nel 69. Prevalsero i legionari e quindi Vitellio. Otone morì.
Nel frattempo il comandante delle legioni impegnate nelal
repressione della giudea veniva acclamato dalle proprie truppe e da quelle in
egitto e delal siria: Vespasiano.
Sbarcato in Italia, sconfisse vitelli a cremona. In Italia
rimasero a governare Domiziano e Muciano (legato di siria). Mentre Tito
continuava a guirare l’offensiva in Giudea.
I Flavi
Vespasiano
Per legittimare la sua posizione, con l’attribuzione della
tribunicia potestas e dell’imperium fu necessaria la Lex de imperio Vespasiani,
dove viene presentato come continuatore di quegli imperatori graditi alla tradizione.
V’era una clausola che permetteva all’imperatore di fare tutto ciò che credeva
necessario per l’impero.
L’ascesa di vespasiano era una rottura con il complesso
legame di parentele che stringevano i membri della casata imperiale. Il padre
di Vespasiano era un pubblicano che riscuoteva l’imposta d’asia.
Vespasiano era un uomo nuovo, esponente quindi delle elites
locali italiche.
Resuscitò la censura nel 73 assieme al figlio Tito, inserì
molti italici nel rango senatorio e ne espulse molti indegni.
Piano di integrazione dei provinciali. Concesse il ius latii
alle comunità dell’intera spagna, quindi quella romana ai loro magistrati.
Le finanze erano in pessimo stato. Quindi vi furono
inasprimenti fiscali cospicui (la tassa sullo sfruttamento dell’orina per
esempio). Vasto programma di rivendicazione del fisco imperiale –per esempio i
terreni occupati abusivamente, che però fu abbandonata da Domiziano.
Vespasiano iniziò il Colosseo.
Altro svilimento delal moneta aurea.
Nuova strategia di difesa: le truppe vennero spalmate sul
confine tramite la costruzioni di una lunga serie di fortificazioni e di strade
militari. In questo modo le minacce a bassa intensità potevano essere respinte
agilmente.
Nel 70 Tito espugnò Gerusalemme e gli ebrei furono obbligati
a vagare.
Tito
Già nel 71 gli era stata attribuita la Tribunicia Potestas e
il comando delle coorti pretorie.
Il breve regno di Tito si caratterizza per la grande umanità
dimostrata sia durante l’incendio che bruciò parte di Roma e sia per il
terremoto di Pompei nel 79.
Domiziano
Alla morte di Tito ovviamente succedette Domiziano, verso
quale gli storici danno pessimi giudizi.
Riaffermò una concezione francamente autocratica del potere,
voleva essere considerato Dominus et Deus. Colpì perché filocristiani esponenti
della classe dirigente.
Assunse la censura perpetua, controllando in modo diretto la
classe dirigente. Numerose congiure scandirono il suo regno, e ne seguirono
numerose confische.
Rafforzò la burocrazia imperiale, cercò di riabilitare la
moneta, aumentò di un terzo lo stipendium militare.
Cercò di favorire la coltivazione di cereali nelle province,
distruggendo metà dei vigneti (anche per una questione morale).
Guidò personalmente l’esercito contro i Catti e la conquista
tra il reno e il Danubio.
Dopo una serie di rovesci militari, fu costretto alla pace
con Decebalo e al pagamento di un sussidio ai daci.
Nel 96 Domiziano fu
vittima di una congiura dei circoli cristiani e della corte imperiale.
Nerva Fu acclamato imperatore e i
pretoriani non protestarono.
Il Vecchio senatore praticò una politica di sgravi fiscali.
Adottò Traiano senatore della spagna ma di famiglia italica,
legato all’esercito e governatore provinciale.
Traiano
Succeduto a Nerva nel 97 rimase per un anno a sistemare le cose sul confine danubiano.
Tornato a roma si trattenne pochissimo. Tornò sui confini,
perché l’accordo con Decebalo (stipulato da Domiziano dopo essere stato
sconfitto) era troppo oneroso per le casse dello stato.
Venne sferrato un attacco in grande stile, ma non ci fu
nessuna vittoria risolutiva. Decebalo venne lasciato sul trono, e una
guarnigione romana venne lasciata nella capitale. Un ponte sul Danubio
costruito da apollodoro di damasco facilitava ora gli spostamenti. Nel 106 fu
sferrato un nuovo attacco, questa volta decisivo.
La dacia fu trasformata in provinicia e il bottino più le
ricchissime miniere d’oro della regione potevano aiutare a risolvere la crisi
finanziaria dell’impero.
L’emissione di moneta aura consentì spese senza precedenti.
Le opere pubbliche fiorirno (il foro di traiano), un nuovo porto accanto alla
foce del Tevere.
Furono istituiti gli alimentia, prestiti a comunità italiche
con un basso interesse (perpetuo), dove i terreni venivano dati in garanzia,i
cui interessi andavano a finanziare il mantenimento di alcune famiglie
indigenti della comunità stessa.
Fu acquistato il regno d’Arabia.
Nel 116 riprese l’avanzata contro i Parti, ed arrivò praticamente
al golfo Persico, dopo essersi impadronito di Ctesifonte, capitale del regno
partico..
Ma era impossibile mantenere il controllo della provincia, e
Traiano malato dovette prendere la via del ritorno.
Adriano
Il successore di Traiano era spagnolo. Adriano fu acclamato
imperatore ad Antiochia, dove era legato di siria.
Abbandonò le nuove conquiste che era troppo dispendioso e difficile proteggere: questo gli guastò i rapporti col senato.
Abbandonò le nuove conquiste che era troppo dispendioso e difficile proteggere: questo gli guastò i rapporti col senato.
Arretrò addirittura il confine in Britannia: il vallo di Adriano
Migliorò le condizioni dei militari. Incentivò il
reclutamento nei stessi luoghi dove
occorrevano i contingenti.
In seguito ad una rivolta degli ebrei, per la decisione di
costruire il tempio di giove dove una volta giaceva il Tempio, la repressione
fu durissima.
Esemplare del suo interesse per le province furono i
numerosi viaggi compiuti in queste,
stando pochissimo a Roma. Si fece crescere la barba alla maniera dei filosofi
greci.
Boom edilizio in tutto l’impero.
Condonò gli arretrati di 15 anni di tasse (grazie al bottino
della Dacia).
Incentivazione all’agricoltura nei latifondi imperiali
dell’africa.
Razionalizzazione dell’amministrazione dell’impero:
sostituzione dei liberti imperiali con funzionari tratti dall’ordine equestre.
Antonino Pio
Nel 136 adriano adottò Lucio Cedono Commodo, che prese
il nome di Lucio Elio Cesare, che però
morì nel 137. allora venne scelto un attempato senatore. Antonino, che adottò
il figlio di Elio Cesare, che prese il nome di Lucio Elio Commodo (che assunse
il cognome Vero) e il nipote di antonino, Marco
Aurelio Vero.
L’assenza di notizie importanti si deve alla pace che si
ebbe in quegli anni.
Marco Aurelio
Vero
Nel 161 Antonino Morì, i due figli adottivi si divisero il
potere. Il nuovo regno iniziò all’insegna di una ripresa dell’attività bellica.
Vologese III sovrano partico aveva invaso l’Armenia. Lucio Vero nel 166
trionfò. Tuttavia l’esercito portò con se il vaiolo in giro per l’impero. In
più era stato necessario sguarnire il fronte renano e danubiano e quindi i
Quadi avevano invaso i territori provinciali.
Fu necessario reclutare nuove regioni. Ma Vero nel 169 Morì.
Nel 170 la nuova iniziativa romana si risolse in un disastro e i barbari
arrivarono in italia. Nel 175 si ebbe una rivolta in siria che venne
rapidamente domata
L’epidemia di vaiolo fu ricorrente per almeno 25 anni e le
conseguenze economiche furono gravissime. Alla crisi produttiva seguiva
l’impossibilità di pagare le imposte
da parte delle popolazioni.
Nel 177 Commodo fu associato al potere.
Marco morì nel
180 a causa della pestilenza.
Commodo
Concluse la pace con i barbari e rinunciò a sistemare meglio i confini, amava porsi come gladiatore.
La sua condotta scatenò una serie di congiure, una di queste
ebbe successo nel 192
Fu eletto suo successore Pertinace, ma fu ucciso dopo tre
mesi.
Guerra Civile
L’impero fu nessi all’asta. Didio Giuliano ottenne il
riconoscimento del senato, ma non aveva la forza delle legioni. Quindi ci
furono una serie di sollevazioni militari.
Settimio Severo era governatore della Pannonia, un africano
di Lepris Magna. Si fece adottare nella famiglia di pertinace e si inserirà
nella famiglia degli antonimi.
Gli altri contendenti erano Clodio Albino (province
germaniche) e Nigro (governatore della Siria)
Settimio si accordò con albino, al quale diede il titolo di
cesare e marciò su roma. Il senato condannò a morte giuliano.
Settimio Si sbarazzò delle corte preetorie e le ricostituì
con il suo esercito.
L’accordo con albino venne rinnovato nel 194, anno in cui
venne sconfitto Nigro.
Settimio Severo fece una breve campagna contro i Parti, vittoriosa, e si scontrò contro Albino, che venne sconfitto.
Designò come successore Caracolla, suo figlio.
Settimio Severo fece una breve campagna contro i Parti, vittoriosa, e si scontrò contro Albino, che venne sconfitto.
Designò come successore Caracolla, suo figlio.
Fu creata la provincia di Mesopotamia affidata ad un
cavaliere, e a capo di tre legioni furono posti altrettanti cavalieri per la
campagna in oriente.
Grazie alle requisizioni forzate, si poté procedere ad un
ulteriore allevamento fiscale.
Per incrementare le entrate e razionalizzare le uscite, ci
fu uin maggior controllo delle attività economiche legate
all’approvvigionamento delle truppe, che divenne una mansione obbligatorie ed
ereditaria.
Per garantire l’approvvigionamento e tutelare i militari:
l’annona Militaris: requisizioni e compensi in natura.
Si procedette ad un ulteriore svilimento della moneta, ma il
valore nominale era superiore a quello intrinseco.
La ripresa economica fu comunque prima di tutto ripresa
demografica.
Nel 211 Settimio
Severo Morì
Caracalla
Regnò Per sei anni. Cercava la gloria militare che gli fu
riconosciuta sul fronte della Rezia, in quella che doveva essere stata in realtà
un’onerosa pace comprata con i Catti. Caracolla voleva la mano della figlia
dell’imperatore partico: per unire i due imperi tramite un vincolo
matrimoniale. Le azioni belliche furono limitate e caracolla fu ucciso. 217
Macrino 217
prefetto del pretorio fu elevato alla porpora e trattò la
pace con i parti.
Era il primo non senatore a diventare imperatore. Si guastò
con l’esercito.
In siria si ribellò una legione e fu proclamato imperatore
il nipote di Giulia Domna, figlio di Giulia Mesa. Il suo nome era Elagabalo,
figlio del Dio Bolide-Sole. Ma la stessa
Giulia Mesa si rese conto che doveva essere eliminato. Allora fu acclamato
imperatore Aurelio Alessandro, nipote
di Giulia Mesa.
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