lunedì 3 marzo 2014

Appunti veloci sulla Storia Romana: dalla fondazione fino a Caracalla.



Giulio Cesare. Qualcuno..

Appunti veloci sulla Storia Romana: dalla fondazione fino a Caracalla.
Avviso: potrebbero esserci errori di battitura.
Avviso 2: gli appunti sono estemamente riassuntivi e possono servire per un ripasso veloce della storia romana.

753ac Fondazione
: no impianto greco (presuppone una statalità a priori).
dominio gruppi gentilizi, legati tra loro da vincoli di parentela avevano il controllo delle attività economiche -> alle loro dipendenze dei Clienti. Dato che alcune delle grandi tribù territoriali traevano origine dalle gentes, può essere che quei territori appartenevano alle stesse gentes.
Raggrupparsi di villaggi sorti attorno ad importanti centri di culto su una rotta importante per il commercio del sale.
Non è ammissibile l’esistenza della terra pubblica prima della battaglia di Veio.
A scopo difensivo, i gruppi riunitesi in città eleggevano un capo militare che via via ebbe un ruolo più importante.
Sette Re per 250 anni sono pochi. La fase monarchica è testimoniata dall’interrex sopravvissuto in ambito repubblicano.

Si distingue monarchia latina-sabina da quella etrusca. È possibile che il Re abbia avuto anche funzioni religiose (e che con il corso del tempo gli siano rimaste solo quelle –rex sacrorum)
La società gentilizia era raggruppata in tre tribù (tities, luceres, Ramnes) divise in dieci curie che riunite in assemblea erano chiamate ad affermare il potere del re (comitia curiata)
Sulla base delle tribù e delle curie veniva reclutato l’esercito. I capi delle gentes patrizie (i patres) vennero a formare il consiglio del re ->il senato
Gli etruschi erano da tempo in rapporto con i greci di cui sentivano l’influenza.
Forte mobilità sociale

Roma dei Tarqunii
Per il pasquali la roma della monarchia etrusca si presentava come una città ampia e ricca. A questa fase alta sarebbe seguita nel VI secolo una generale fase di decadenza. Si presupponeva una generale influenza greca, anche per quanto riguarda l’ordinamento sociale attribuito a Servio Tullio; le mura erroneamente attribuite a Servio Tullio; l’identità strutturale, secondo il Fraccaro, tra le centurie della fanteria e le centurie degli iuniiores delle prime tre classi dell’ordinamento centuriato e ne condivideva la risalenza all’età Severiana e quindi all’attribuzione all’inizio della repubblica del raddoppiamento dei quadri legionari con il dimezzamento degli organici. (Se servio tullio aveva diviso la popolazione in 5 classi di censo e solo le prime tre partecipavano all’esercito fornendo centurie 40 + 10 +10 = 60 centurie di cento uomini, si aveva un esercito di 6000 uomini, cioè il doppio dell’esercito di Romolo. Dato che coi consoli l’esercito venne diviso tra i due consoli, la descrizione di livio poteva essere valida solo per l’ultima fase monarchica. Ma il dato è anacronistico, perché l’ordinamento cosiddetto serviano non è risalente a Servio Tullio –nemmeno esisteva la moneta- e comunque riguardava, nel caso, solo il reclutamento dell’esercito e non la divisione della società, ancora divisa esclusivamente sulla base dei gruppi gentilizi)
Inoltre pare difficile che in Roma sia stato adottato per quell’epoca l’armamento oplitico. In grecia veniva adottato nel VIII secolo, a roma solo tra il VI e il IV.
Il trattato cartaginese fatto risalite al primo anno della repubblica 509, rende evidente che roma è comunque subordinata a cartagine, e più probabilmente risale al 400 – 350.


Con la caduta della monarchia, l’egemonia di roma nel lazio fu rimessa in discussione e Porsenna fu respinto da un’alleanza latina. Roma si riprese solo nel 499-496 quando vinse i latini e strinse con questi un accordo, il Foedus Cassianum –dal console Spurio Cassio. Era un trattato di alleanza stipulato sulla base della volontà di combattere le popolazioni montanare come i volsci.
Roma era impegnata contro i volsci a sud, i sabini ad est e gli etruschi al nord. Nell’alleanza con i latini era compresa la spartizione del bottino e della terra ->collegialità nelle decisioni e nella creazione di colonie.
Nel 430 sconfissero i volsci, equi e i sabini.


A Spurio Cassio è attribuita la prima legge agraria della storia di Roma che doveva regolamentare il possesso di terreno in mano ai patrizi. Ma non è possibile ricostruire il modo in cui veniva effettuata questa regolamentazione.
È possibile che alcune magistrature repubblicane derivarono da quelle monarchiche: si può sostenere che all’inizio al capo dello stato ci fosse un Praetor Maximus (e quindi un collega inferiore), così come avveniva in età storica con la carica di Dictator, che aveva come suo sottoposto un magister equitum.
Furono create delle tribù territoriali che soppiantarono quelle gentilizie. Le prime ventuno risalirebbero al 495 e divennero poi distretti di voto per i Comitiva Tributa e dal III secolo base per l’arruolamento nella milizia.

Con le Milizie Gentilizie, la spartizione del bottino e della terra conquistata sarà avvenuta attraverso la distribuzione di queste da parte dei capi delle gentes ai loro clienti.
Quando queste cominciarono a trasformarsi in Milizie Cittadine, cambiarono anche le forme di appropriazione della terra –stavolta stabilita da uno stato verso i combattenti e non verso le gentes.
Con la distribuzione “statale” di terra, si venne sviluppando una classe di agricoltori-piccoli proprietari distinti dalla clientela gentilizia, con la quale però andò uniformandosi.
La loro Valorizzazione all’interno dell’esercito, portò con sé il loro riconoscimento politico, che non avvenne senza contrasti.
Nel 456 il rifiuto della plebe di prestare servizio militare (poiché non gli venivano concesse adeguate ricompense e non avevano un ruolo politico) provocò la secessione dell’aventino. La plebe guadagnò riconoscimento politico e propri magistrati (tribuni della plebe ed edili plebei) -> ascesa della plebe.
Pur conservando la preminenza politica e sociale, i patrizi sentirono il bisogno di autoregolamentarsi: con il decemvirato. La tradizione non ci dice quasi nulla sulle leggi delle XII tavole, ma si capisce che più che di una spinta dal basso si tratta di un’autoregolamentazione da parte della classe dirigente.
Alla fine del V secolo, emerse il problema della ricompensa che i soldati avrebbero dovuto ricevere, data la durata delle guerre. Venne istituito uno stipendium in correlazione con un tributum che gravava sui cittadini più abbienti. La necessità del soldo militare emerse anche a causa dell’introduzione nell’esercito della classe dei nullatenenti.

Nel 396 assediarono Veio e la conquistarono-dopo una guerra decennale-, lasciata sola dalle altre città etrusche. Marco Furio Camillo fu il conquistatore di Veio, e tramite le sue imprese conquistò favori popolari Un vastissimo territorio fu incorporato nello stato romano, in cui furono insediate 4 tribù.
Nel 390 roma fu saccheggiata dai galli.Questi una volta ritiratisi da roma furono battuti a Caere dagli etruschi. Caere fu la prima città ad entrare nello stato romano con la condizione di Cives sine suffragio (forse una forma di isopoliteia greca). Dopo vent’anni questa forma di accordo fu intesa come forma di sottomissione.
Dal sacco gallico il mondo greco cominciò ad interessarsi a Roma.
nel 378 furono costruite probabilmente le mura serviane
I romani batterono i volsci.
Preneste e tibur furono sconfitte nel 341.
il foedus cassianum con i latini fu rinnovato nel 358, ma la situazione era profondamente mutata.
Tusculum  fu incorporata nello stato romano nel 381 come Municipium, che gli permetteva una certa autonomia.
Sconfissero gli etruschi.
È probabile che il primo trattato con cartagine appartenga a quest’epoca (350 c/a), ma la tradizione dice che quello precedente fu rinnovato nel 348.
Leggi licine Sestie
Durante la dittatura di Marco Furio Camillo vennero approvate le leggi Licinie Sestie -367 una di queste riguardava la possibilità che gli interessi pagati sui debiti venissero detratti dal totale della somma dovuta; sull’occupazione illegale dell’agro pubblico; che uno dei consoli dovesse essere obbligatoriamente plebeo.
Problema dei debiti: tra il V e il IV secolo fu introdotta la moneta. e i dislivelli tra ricchi e popolo non erano elevati. La capacità economica del ceto dirigente non era eccessiva e non impediva alla massa di plebei di riconoscersi nella dirigenza.
A causa delle guerre, dei cattivi raccolti, etc, spesso i piccoli agricoltori erano costretti ad indebitarsi con i ricchi. Esigendo interessi elevatissimi ed impossibili da sostenere, il creditore poteva disporre a proprio piacimento del debitore insolvente fino alla sua uccisione (nexum)
Così i militari che nel 342 combatterono in campania ebbero modo di confrontare l’opulenza di quelle terre con la loro condizione,  e  si ribellarono.
La Legge Petelia del 326 abolì il nexum.

Nel 343 i capuani chiesero aiuto contro i sanniti. I latini si inserirono nella guerra (343-337) contro Roma. e nel 337 fu sciolta la lega latina.
Molte città entrano nello stato romano come Municipia, in altri casi nel territorio conquistato furono insediate altre tribù.
Roma si affaccia in magna grecia.
Nuovo concetto di nobilitas (notorietà -> per il potere occorreva essere popolari, quindi erano frequenti casi di corruzione) Nel 358 una legge che serviva per reprimere la corruzione elettorale.

340 Riforma Militare: Ordinamento Manipolare
In occasione delle guerre sannitiche. più mobili rispetto agli oplitici.
La leva fu effettuata sulla base delle tribù territoriali, per valorizzare meglio i ceti intermedi (erano le classi centrali e basse ad essere le più popolose). La differenza di armamento venne scomparendo man mano

Nel 312 -> Appio Claudio Cieco ricoprì la censura. Costruzione della via appia da roma a capua.

Per garantire un effettivo controllo sulle aree conquistate e per permettere una futura espansione, venivano fondate delle colonie.
Colonie Romane: una sorta di avamposti perlopiù nelle zone marittime, i cittadini erano romani a tutti gli effetti, ma erano costituiti da sole trecento famiglie
Colonie Latine: all’inizio venivano dedotti coloni latini e romani. Erano colonie di popolamento. Formalmente indipendenti. Struttura basata sulle classi di censo (sul modello romano) tramite l’assegnazione diseguale di terra. Erano ammessi esponenti locali dell’aristocrazia filoromana.
nel 300-200 minori ampliamenti dell’agro pubblico
Trattati con i popoli italici (foedera)

Lex ortensia 286: validità per tutto il popolo romano delel decisioni dei tribuni della plebe (concilia plebis)

Guerre Sannitiche
343-341 1° guerra sannitica I capuani chiesero aiuto a roma contro i sanniti. La guerra si concluse con in compromesso e i sanniti poterono annettersi i Sidicini , mentre i romani ottennero il controllo della costa.
la tregua fu utilizzata dai romani per rafforzare le proprie posizioni nel lazio meridionale dove combattè al fianco dei Sanniti contro i latini nella guerra Latina (340-338)
326-304 2° guerra sannitica I romani determinarono il nuovo conflitto creando una colonia nella zona di influenza sannitica. I romani furono inizialmente sconfitti e subirono l’umiliazione delle forche caudine. La guerra fu sospesa per cinque anni dal 321 al 316. Quando riprese, i sanniti ebbero nuovi alleati, ma fusono sconfitti nel 311. Nel 305 ci fu la vittoria definitiva dei romani presso Faicchio.

In questo periodo si mise in evidenza l’azione di Appio Claudio Cieco che voleva allargare la possibilità di accedere al senato favorendo i mercanti.
Nel 299 i sanniti provarono a ribellarsi alleandosi largamente con altre popolazioni italiche
I romani stavano combattendo contro i galli. I romani vinsero definitivamente nel 295.

Pirro
Pirro aveva intenzione di creare un regno nella magna grecia ed affrontare prima i romani e poi i cartaginesi.
Roma, nel 282, inviò dieci navi da guerra nel porto di taranto, governata da un regime democratico.
Le navi furono distrutte e i romani attaccarono. I tarantini chiesero aiuto a Pirro, che sbarò in italia con 22mila uomini. I romani fereco ricorso ad una leva di massa. I romani persero ad Eraclea, a causa anche degli elefanti. Ma pirro perse 4000 uomini (vittoria di pirro). Molte città della magna grecia aiutarono pirro che però cercava un accordo con roma. Appio claudio cieco fece sì che le trattative venissero interrotte. Ad Ascoli Pirro vinse ancora.
Allora i siciliani gli offrirono la guida della guerra contro cartagine. Accettò.
I Romani si accordarono con Cartagine nel 279 che fornirono aiuti ai romani.
Pirro ebbe qualche vittoria iniziale in Sicilia, ma poi fu costretto a tornare in italia per correre in aiuto degli alleati incalzati dai romani.
Nel 275 venne definitivamente sconfitto.

I Galli
i romani avevano fondato colonie nel 289 (Senigallia) e nel 268 Rimini. Davanti agli attacchi dei galli, Roma li divise stringendo alleanze disuguali. nel 225 i galli furono sconfitti a Casteggio
Nel 218 furono fondate nuove colonie per una successiva espansione. I galli ebbero una riscossa nel 218 alleandosi con Annibale e nel 194 furono definitivamente sconfitti.

Imperialismo
Guerre Puniche
1° guerra Punica 264-242
Nel III secolo Roma cominciava a penetrare nella Sicilia. Dopo il fallimento di pirro, Messina venne occupata dai mamertini, e sconfitti dal Re di Siracusa, chiesero aiuto prima ai cartaginesi e poi ai romani.
Spinte da parte delle famiglie dei barcidi e degli scipioni
La flotta romana era inferiore. Il conflitto procedette a vittorie alterne. Nel 241 cartagine fu costretta a capitolare alle Egadi e furono costretti ad evacuare la Sicilia. Subito dopo a cartagine scoppiò una violenta rivolta che i romani aiutarono a sedare ma ne approfittarono per impedirne il ritorno in sardegna e in corsica, che costiuirono le prime province romane.

Nonostante la sconfitta i cartaginesi continuarono ad espandersi in Spagna, così come i romani ed i loro alleati. Si stabilirono due zone di influenza che aveva come limite il fiume ebro e nello stesso tempo roma si alleò con Saguto (nella zona di influenza cartaginese).
2° Guerra Punica 218-202
Annibale nel 219 attaccò Sagunto, così si entrò in guerra.
Annibale attraversò duramente le Alpi, si scontrarono con i romani a Cremona e a Canne, vincendoli.
Annibale non poteva assediare roma, quindi proseguì verso il sud cercando di allearsi con le città.
Tra il 216 e il 204 Fabio Massimo cercò di temporeggiare mentre si riorganizzava l’esercito, cercando di fare guerriglia e disturbare il nemico.
I rifornimenti di annibale –portati da Asdrubale-, furono stroncati dagli scipioni in spagna.
I Romani portarono la guerra in Africa e a zama sconfissero annibale, anche grazie a Massinissa re di numidia nel 202.
Catone il Censore homo novus, amico dei Flacchi, arrivò al consolato e alla censura. 195 lex oppia: moderazione lusso delle donne. Non riuscì ad ottenere vittorie in spagna. compositore di un trattato sull’agricoltura: azienda agricola schiavile moderna. Scrive le origines: prima opera storiografica in latino.

Balcani
Già nel 273aC roma aveva stretto un trattato con l’Egitto e nel 244 aveva fondato una colonia latina a Brindisi per affacciarsi sull’adriatico. La regina Tetua (regina dall’illiria all’epiro) dava supporto alle attività corsare. Roma intervenne e Tetua venne sconfitta, L’altro principe Illirico divenne cliente di Roma. Dieci anni dopo, col pretesto di alcune infrazioni da parte di Demetrio, roma dichiarò la seconda guerra il lirica. Demetrio fuggì presso Filippo II di Macedonia, così che Roma poté stringere alleanze in Grecia, permettendone la conquista mostrandosi come “garante delle libertà” dei popoli Greci.
La Prima Guerra Macedonica (213-205) Filippo V Spalleggiava Demetrio di Faro che tentava di riconquistare il trono illirico. Nonostante Roma stesse combattendo contro Annibale, inviò una flotta per bloccare Filippo che stipulò un’alleanza con Annibale (Che si presenta come un vero e proprio Re Italico): L’obiettivo era arrivare ad un patto di amicizia con Roma.
Si avranno poi rovesciamenti di alleanze: Filippo lascerà l’onere della guerra ai suoi alleati Greci (gli achei) mentre Roma abbandonerà i suoi vecchi alleati per legarsi ai greci stretti nella Lega edgli Etoli, che però concluderanno una pace separata con Filippo. Roma non reagì a questa decisione, portando avanti una politica più moderata verso oriente. Nel 205 si giunse alla pace di Fenice e Roma pareva Garante dell’equilibrio del Mediteraneo.
La Seconda Guerra Macedonica (200-197)  Ma il regno di Macedonia e quello di Siria tesero ad espandere il proprio dominio così che il regno di Pergamo e la repubblica di Rodi chiesero aiuto a Roma. Inizialmente la guerra non superò le votazioni, ma poi ad una seconda votazione –grazie ai leaders politici e alla loro propaganda, e al fatto che la stessa Atene avesse  dichiarato guerra a Filippo- venne deciso l’intervento(200aC). Nel 197 Filippo accettò di combattere a Cinocefale in Tessaglia, in un ambiente sfavorevole alla falange, dove gli agili manipoli Romani ebbero facilmente la meglio.
Tutte le città Greche furono dichiarate Libere. Quinzio Flaminio restò in grecia per riorganizzare la Tessaglia in 4 regioni, ed infine fece sorprendentemente ritorno in Roma, come segno di rispetto verso la superiore cultura Greca.

Guerra Siriaca (191-188)
Il ritiro di roma dalla grecia poté sembrare un segno di debolezza ad Antioco III Re di Siria che aumentò i suoi domini in Asia fino alla Tracia.
Nel 191 i romani arrivarono in Grecia e combatterono alle Termopili conto il Re di Siria e i suoi alleati Etoli. Catone fece nascondere duemila uomini durante la notte in un punto nascosto fuori del campo di battaglia, così quando questa cominciò, essi sorpresero alle spalle i Siriaci pensando che fossero i loro alleati etoli. I romani persero solo 150 uomini.
Nel 189 le truppe romane inseguirano quelle siriache e le sconfissero nella battaglia di Magnesia, sotto il comando reale di Scipione L’Africano –ma ufficialmente era in mano a Scipione Asiatico. Anche la flotta navale, guidata da Annibale, fu sbaragliata, il quale rifugiatosi in bitina si uccise.
Antioco III dovette impegnarsi a non avere una flotta superiore a 10 navi. Ma questi nel 168 invase allora l’Egitto. Ma bastò un’ambasceria romana che costrinse Antioco a scegliere cosa fare prima di uscire da un cerchio tracciatogli intorno a fargli cambiare propositi.

La Terza Guerra Macedonica (171-168) Nel 179 a Filippo V succedette Perseo, che praticò una politica di riamo nel tentativo di una riscossa antiromana, appoggiato da alcuni stati greci. I Romani riuscirono con varie astuzie ad evitare lo scontro fino al 168. Quell’anno a Pidna in macedonia la falange greco-macedone venne sbaragliata ed il vincitore, Lucio Emilio Paolo, si comportò come un greco: festeggiò in una colonia ateniese e a delfi si fece costruire una statua equestre, per poi intraprendere un lungo viaggio per la grecia.
Nel 146 Andrisco che si spacciava per figlio di perseo suscitò una rivolta in macedonia ma venne facilmente sconfitto e Corinto fu rasa al suolo.

Roma era oramai divenuta la più grande potenza in Italia e nel mediterraneo.

Regno di Pergamo
Nel 133 Attalo III Re di Pergamo morì senza figli e con il suo testamento lasciò in eredità il suo regno ai romani, in modo da evitare una futura guerra.
Aristonico, sedicente discendente della dinastia regale, scatenò una rivolta promettendo agli schiavi che avessero partecipato, la libertà.
Ovviamente furono sconfitti.

La Terza Guerra Punica
Nel 151 il tributo che Cartagine doveva pagare verso Roma sarebbe terminato, la ricchezza di quella città, nonostante le sconfitte precedenti, impressionava i romani. Si è ipotizzato anche che la definitiva guerra contro cartagine fosse in realtà un avvertimento verso il governo di Massinissa, re di numidia. I Romani cercarono in tutti i modi di scatenare la guerra. Pretesero 300 ostaggi e la consegna di tutte le armi. A quel punto Roma pretese che la città fosse abbandonata. I Cartaginesi si riarmarono in tutta fretta e dal 149 al 146 resistettero casa per casa, prima di capitolare.

I Gracchi
Tiberio, Gaio e Sempronia erano gli unici sopravvissuti tra i dodici figli nati dal matrimonio di tiberio sempronio gracco e Cornelia, figlia di Scipione l’africano.
Sempronia, andò in sposa a Scipione Emiliano (Figlio di Lucio Emilio Paolo, adottato dagli scipioni), che fu anche uno degli acerrimi nemici dei suoi fratelli.
Tiberio nel 133 venne eletto tribuno della plebe.
Il suo programma mirava:
  • Risolvere il dramma sociale dell’indebitamento e della povertà tramite la ri-assegnazione del terreno pubblico occupato abusivamente da parte dei ricchi
  • Insediare nelle campagne spopolate nuovi contadini che si erano inurbati (e quindi ricreare quella figura di Contadino soldato tanto cara alla tradizione)
  • Aumentare la leva, grazie al miglioramento delle condizioni sociali
Tiberio cercò di far applicare una delle leggi Lacinie-Sestie che regolamentavano l’uso del terreno pubblico (500 iugeri + 250 per ogni figlio maschio, fino ad un massimo di 1000)
Fu creata una commissione di tre uomini con il compito di confiscare il terreno pubblico occupato abusivamente e re-distribuirlo. L’operazione sarebbe stata costosissima e dunque si propose di usare il tesoro di Attalo III lasciato in eredità ai romani.
Per portare avanti il suo programma, Tiberio si candidò al tribunato della plebe anche per il 132 nonostante una legge vietasse esplicitamente di ricoprire per due anni di seguito la stessa carica. Si accusò allora Tiberio di aspirare alla monarchia.
Tiberio fu ucciso.
10 anni dopo (nel 123), venne eletto al tribunato della plebe Gaio Gracco, fratello di Tiberio.
Ampliò il programma del fratello, fondando una colonia sul terreno di Cartagine (che era stato maledetto). Fece passare una legge per bloccare il prezzo del grano e istituì donazioni gratuite per la plebe urbana.
Attribuì le quaestiones ai cavalieri (reati di corruzione e politici)
Passò anche una legge elettorale che prevedeva che le centurie votassero in un ordine sorteggiato.
Nel 122 approfittando di una modifica di legge, si fece rieleggere tribuno della plebe. Cercò allora di allargare il diritto di voto a tutti gli alleati italici. Ma l’altro tribuno, Livio Druso, si oppose alla legge e pose il veto. Gaio fu battuto alla terza candidatura come Tribuno, i senatori guidarono una rivolta contro Gaio, che si fece uccidere da uno schiavo.
Un Decennio dopo, una legge abolì anche l’affitto che chi occupava abusivamente terreno pubblico doveva pagare, e revocherà il vincolo di inalienabilità delle terre (favorendo così la vendita da parte dei piccoli proprietari, che si inurbarono).

Gaio Mario
La Guerra Numidica (112-105)
Il Regno di Numidia era stato per più di 50 anni uno stato cuscinetto tra Cartagine e Roma, guidato da Massinissa. Dopo la sconfitta di Cartagine, questo piccolo staterello non contava più nulla, ma le lotte dinastiche danneggiavano i mercanti romani. Alla Morte di Massinissa, il regno fu diviso per i tre figli. Giugurta, uccise uno dei fratelli, mentre l’altro si rifugiò a Citra. Questi si arresero, ma Giugurta violando i patti uccise anche il secondo fratello e molti romani, così che Roma dovette intervenire.
I senatori non avevano interesse in questa guerra e quindi non prendevano azioni risolute contro Giugurta. Furono accusati di essere stati finanziati da questo. Dopo questa denuncia, fu mandato Quinto Cecilio Metello(112-107), che sconfisse più volte Giugurta, ma senza mai arrivare ad una vittoria definitiva. Così, su pressione del ceto equestre (che era direttamente interessato ai commerci) Metello fu sostituito da Gaio Mario (107-105), equestre che cominciò come cliente dei Metelli (dopo la vittoria di mario, il senato assegnerà il trionfo a Metello).
Mario, di fronte alle difficoltà che la Leva  comportava (togliere forza lavoro a delle famiglie bisognose era un grave danno), lasciò perdere per allora la coscrizione di massa (ma non l’abolì), e arruolò dei volontari, che provenivano soprattutto dalla classe dei capite censii cioè nullatenti. Queste furono le premesse per la costituizione di eserciti che combatteranno non più in nome di Roma, ma per il proprio comandante. Si è pensato che questa fu una delle cause della crisi e della fine della repubblica.
La legione fu riformata: i manipoli erano toppo poco compatti, così vennero raggruppati nelle coorti (di tre manipoli l’una). Anche se in realtà questa riforma è frutto di un processo più lungo, la tradizione l’associa a Gaio Mario.
Vinse e catturò Giugurta.

Nel 106 Mario fu eletto console.
Di fronte alle invasioni di Cimbri e Teutoni in gallia, Mario fu rieletto console dal 104 al 100. Li sconfisse.
La posizione di Mario era ambigua, non era chiaro se fosse schierato dalla parte dei senatori o degli equestri. Anche se si trattava di ceti sostanzialmente omologhi, gli interessi erano diversi: ai senatori era proibito fare del commercio. Così quando il tribuno della plebe (103 e 100) Lucio Apuleio Saturnino propose varie distribuzioni ai veterani di Mario (coinvolgendolo così nella sua azione) e condotta una violenta politica antisenatoria, Mario Dovette condurre la reazione senatoria ed eliminarlo, uscendo dalla sua posizione non propriamente chiara.


Il fatto che una cerchia ristretta di persone, esponenti di una piccola parte dello “stato” romano –cioè solo di Roma, rispetto agli alleati italici che comunque avevano spesso sostenuto le spese di quella incredibile espansione- diventò via via sempre più inaccettabile.
L’espansione di Roma aveva accresciuto gli interessi non solo del ceto equestre romano, ma anche di quei mercanti italici (soprattutto del sud italia) che  appartenevano ai ceti dirigenti di quelle comunità che proprio non erano in grado di poter partecipare all’azione politica in Roma. Il recupero dell’ager pubblicus da parte di Tiberio Gracco colpiva anche e soprattutto i proprietari italici, probabilmente violando anche alcuni patti presi con le singole comunità.
Fraegelle si ribellò nel 125, e venne distrutta.
Poco dopo fu concessa la cittadinanza romana ai magistrati di tutte le colonie Latine.
In più, nel 95, passò una legge che toglieva la cittadinanza romana a tutti quelli che l’avevano ottenuta in via non del tutto chiara o legale (Apuleio saturnino aveva concesso largamente la cittadinanza)
La situazione precipitò nel 91 quando Livio Druso, tribuno della plebe, propose una serie di riforme che dovevano finire per favorire il senato:
  • Le corti giudicanti le quaestiones tornavano in mano ai senatori.
  • Dovevano venire immessi 300 senatori tratti dall’ordine equestre
  • Una legge agraria e una coloniaria (per raccogliere il favore della plebe)
  • La proposta di concedere la cittadinanza romana agli alleati italici, con i quali Druso aveva stretti rapporti.
Quando Licinio Crasso morì, druso perse il suo principale sostenitore in senato, e venne ucciso.
Gli alleati non digerirono la cosa, le aspettative erano oramai troppo alte, e si ribellarono nel 91.
Guerra sociale ( 91- 89) Gli Italici non miravano ad uno sfaldamento, impossibile, dello stato romano, solo alla cittadinanza e quindi alla partecipazione politica. Gli insorti comprendevano quasi tutti gli alleati italici lungo gli appennini: dagli ascolani ai piceni, ai marsi, ai peligni, i vestini, murricini (gruppo sbellico); frentani, irpini, lucai, sanniti, e le popolazioni campane meridionali (gruppo osco); infine parte della puglia. In un secondo momento Etruschi, umbri e alcuni della gallia cisalpina.
Tutte le colonie, eccetto Venusta, rimasero fedeli a roma.
Dopo le prime sconfitte subite dai romani, i generali mirarono a dividere gli insorti. Al sud nell’89 cadde Aesernia, mentre al nord Asculum.
Ma già nel 90 il governo romano era giunto alla decisione di concedere la cittadinanza romana agli alleati rimasti fedeli e a quelli che avessero deposto le armi entro breve tempo.
I novi cives dovevano essere iscritti almeno temporaneamente in otto tribù, aggiunte per limitare il valore del loro eventuale voto nei comizi. E solo in in un secondo momento ridistribuite nelel vecchie trentacinque tribù.
Nell’89 Pompeo Stradone propose ed ottenne che per quelle comunità al nord del Po venisse concesso il Ius Lati.

Le comunità latine ed italiche furono trasformate in municipia, cioè in comunità facenti parte dello stato romano, dotate di una discreta autonomia, di propri statuti analoghi a quelli delle colonie latine, una serie di magistrati nominati da roma, un senato locale e un assemblea popolare. Si trattava di un decentramento politico ed amministrativo: i municipi, soggetti a roma, ebbero maggiore autonomia rispetto alle precedenti comunità italiche che erano formalmente indipendenti.
La creazione di municipia comportò un incredibile processo di urbaninzazzione, di modifica del territorio, che fiorì poi in età augustea, ma che cominciò a dare i suoi frutti già dopo Silla e poi con Cesare (fioritura economica di quelle giovani comunità prima caratterizzate da insediamenti dispersi).




La prima guerra civile: SILLA
Approfittando della travagliata situazione italica, Mitridate, Re del Ponto, si fece portavoce di tutte le tendenze antiromane in oriente, collegandosi anche agli italici insorti. La guerra apparve inevitabile. Per sorteggio, nell’88, il console Lucio Cornelio Silla fu scelto per combattere Mitridate, che nel frattempo aveva massacrato dei negotiatores romani e italici accompagnando l’invasione della provincia d’asia. Ma i mariani e gli equestri non gradivano silla e fecero trasferire il comando da Silla a Mario. Il console era ancora in campania e così mosse verso Roma con l’esercito.
Silla impose provvedimenti repressivi contro coloro che lo avevano tradito. Procedette ad una serie di riforme in linea con quelle proposte da Livio Druso, e miravano a rafforzare l’autorità del senato ampliato di trecento membri e ridimensionato il potere dei Tribuni.
Ma Silla dovette tornare in oriente contro Mitridate, allorché i suoi provvedimenti furono disattesi. Mario morì nell’87, ma i mariani presero il sopravvento in città. Si avviarono i contatti con Silla in oriente che si mostrava conciliante. Un altro esercito fu inviato in oriente a combattere Mitridate e poi passò sotto il comando di Silla. Tra l’87 – 85 Sconfisse ripetutamente Mitridate in grecia ed in Asia, costringendolo alla pace di Dardanos. Ristabilì la situazione in Asia fino all’83.
Tornato in Italia, non mise in discussione l’assetto messo in piedi con gli alleati italici. LA guerra che ne seguì a causa dell’inconciliabilità delle parti fu breve e si fuse con gli ultimi esiti di quella sociale: il peso maggiore fu sostenuto dai Sanniti (83). Silla divenne dittatore fino all’81,quando depose la carica.
Silla non voleva semplicemente rafforzare il senato:
lo raddoppiò di numero e confermò la sua centralità, procedette ad alcune riforme nel campo dei sacerdozi, nelle magistrature, nell’amministrazione provinciale. Eliminò le truppe dall’italia, spostandole al di là del Rubiconde, ma era compensato dalla presenza dell’esercito nella Gallia Cisalpina, che venne fatta provincia.
Distribuì terre ai suoi veterani –perché oramai i soldati intraprendevano la carriera militare solo per riacquistare una posizione sociale perduta o impossibile da raggiungere altrimenti.
Le misure di repressione, le proscrizioni, miravano tuttavia a colpire solo determinati individui, e dovevano servire proprio a limitare gli abusi. Cosa che fu disattesa.
Con Silla fu palesata la funzione della carriera militare, che portava alla ribalta abili condottieri alla guida di eserciti sempre più legati ai propri comandanti.
Esempio lampante è Gneo Pompeo, figlio di Pompeo Stradone, distintosi al seguito di Sila. Guidò, grazie all’attribuzione di un Imperium straordinario, la repressione in spagna di rivolte fomentate dalle resistenze antisillane. Nel 70 fu eletto console senza cursus regolare insieme a Licinio Crasso.
Nel 70 inoltre furono ristabiliti i pieni poteri dei tribuni della plebe.

Le guerre civili, prima quella italica, poi quelle di Silla, avevano rovinato l’italia, la sua economia e la sua agricoltura. Da qui l’insurrezione degli schiavi, che finì per assumere l’aspetto di una rivolta di contadini. Non trovò adesioni negli schiavi cittadini.
La rivoltà iniziò nel 73 e per un anno o due Spartaco sconfisse gli eserciti romani in lungo e in largo per l’italia. Poi Crasso insieme a Pompeo lo batterono nel 72/71.
Anche questa rivolta era sintomatica della disastrosa situazione dell’italia uscita dalle guerre civili.
Di questo disagio approfittò Catilina, che si era presentato invano alle elezioni consolari fino al 63, tutte con esito fallimentare. Era un proprietario terriero, ma la partecipazione politica comportava l’uso di molto denaro che veniva prestato da figure come Crasso. Catilina costituì un esercito, ma fu smascherato da Cicerone (console nel 63). Con le sue orazioni, Cicerone, ottenne un senatusconsultum ultimum che autorizzava l’uccisione dei colpevoli senza ricorrere all’appello del popolo (la provocatio), Catilina fu distatto a Fiesole.
Nel 58, il tribuno Clodio, che agiva con l’appoggio di Cesare e Pompeo, accusò Cicerone di non aver agito per vie legali: Cicerone venne esiliato e i suoi beni sequestrati.
Clodio però aveva instaurato un clima di violenza con delle bande armate in città. Nel 57 Cicerone fu richiamato e Clodio finì ucciso nel 52.

Pompeo
Nel 74 Mitridate aveva ripreso le iniziative antiromane in Asia. Il console Lucullo ottenne il comando e sconfisse ripetutamente Mitridate senza ottenere tuttavia una vittoria definitiva. Lucullo era osteggiato dalle sue stesse truppe e fu costretto a rientrare a roma nel 66.
Pompeo nel 67 aveva ottenuto poteri straordinari (un imperium superiore a tutti per un determinato raggio di azione dalla costa) per combattere la pirateria imperversante nel mediterraneo. Assunse poi il comando contro Mitridate e lo sconfisse, conquistò il regno di siria e riorganizzò i domini romani in Asia. Invase la Giudea e conquistò Gerusalemme. Alla fine del 62 rientrò in italia e contro tutte le aspettative a brindisi sciolse l’esercito.
Era al culmine del potere.

Primo triumvirato.
Con il disgregarsi della situazione politica in roma, era inevitabile che i politici ricorressero a patti privati per la gestione del potere. Così nel 60, il console designato Caio Giulio Cesare strinse un accordo con Crasso e Pompeo, emarginando l’oligarchia senatoria. Cesare fece ratificare una serie di leggi (tra le quali una agraria e la ratifica delle decisioni di Pompeo in Asia). Ricevette nel 58 il comando per cinque anni della gallia Cisalpina e quella Transalpina.
Nel 58 Respinse l’invasione degli Elvezi in Gallia e i Germani furono ributtati al di la del Reno. La base di Cesare fu la Gallia Cisalpina. I valichi alpini furono totalmente sotto il controllo romano solo con augusto.
Nel 57 combatté contro i Belgi.
Nel 56  ci fu l’incontro di Lucca con i suoi alleati Crasso e Pompeo, e sconfisse nella Bretagna i veneti. Durante l’incontro di Lucca il Proconsolato di Cesare nelle Gallie fu prolungato di altri cinque anni, e si stabilì che nel 55 Pompeo e Crasso sarebbero stati nuovamente consoli insieme e che dal 54 Pompeo avrebbe avuto il proconsolato in Spagna (che esercitò per mezzo di Legati) e Crasso il comando in Siria, in vista di una spedizione contro i parti (che nel 53 finì con l’uccisione di Crasso e la presa delle insegne da parte dei parti)
Nel 55 costruì un ponte sul Reno e mise piede in germania. Poi si spinse in Britannia ed arrivò al Tamigi.
Nel 54 – 53 represse le varie ribellioni dei galli e si spinse ancora oltre il reno.
Nel 52 Vercingitorige riuscì a riunire sotto di se le varie tribù galliche, cesare dapprima sconfitto, bloccò l’avversario ad Alesia assediandolo. Costruì un complesso sistema di fortificazioni, per assediare e difendersi dalle truppe galliche che arrivavano in soccorso degli assediati.
Nel 51 venne pubblicato il De Bello Gallico.
Nel 52 di fronte allo scatenarsi della violenza in città, Pompeo venne eletto Console Sine Collega.
Nel 51 ci si cominciò a porre il problema di chi dovesse sostituire Cesare nelle Galiie, a cui si aggiunse nel 50 la possibilità per Cesare di presentarsi come candidato al consolato del 49 in assenza, mentre conservava ancora il comando delle Gallie.
Pompeo si schierò con la fazione senatoria anticesariana.

Nel 51 Cesare aveva chiesto che il suo mandato proconsolare fosse prorogato per un altro anno, in modo tale che sarebbe scaduto alla fine del 49 e quindi gli avrebbe permesso di non avere alcune interruzione tra la fine del proconsolato in gallia e il consolato in Roma. Il Senato vedeva in cesare una minaccia, poiché era amatissimo dalle sue truppe ed otteneva un generale consenso dalle masse.
Temendo le conseguenze di tale possibilità, il Senato negò la prorogazione del mandato e intimò a cesare di sciogliere le truppe prima di presentarsi a roma come candidato al consolato. Cesare alla fine del 50 scrisse al senato che accettava di sciogliere l’esercito solo se Pompeo avesse fatto altrettanto. Il senato intimò a cesare di sciogliere l’esercito e lo dichiarò nemico pubblico, nonostante l’opposizione dei due tribuni della plebe, tra cui Marco Antonio.
Se Cesare si fosse presentato a roma come privato, senza l’immunità di proconsole o di console, sapeva che sarebbe stato perseguitato dalle forze che facevano capo a Pompeo e che sarebbe stato emarginato politicamente.
Pompeo accusò Cesare di insubordinazione e tradimento, e il senato dichiarò lo stato di emergenza ed affidò la repubblica nelle mani di Pompeo.
Cesare passò il Rubicone e percorse l’Italia incontrando scarsa resistenza. L’italia fu almeno in quel momento risparmiata dallo scempio della guerra.
Pompeo insieme a molti dei suoi e i consoli, si ritirò in grecia. Il suo piano era quello di una riconquista del potere partendo dall’oriente, sull’esempio di silla, ma con premesse ancora più favorevoli: le vaste clientele che aveva stretto in italia e le fedelissime truppe in spagna, pronte ad attaccare cesare sull’altro fronte. Ma venivano sottovalutate le abilità politiche e militari di Cesare.
Intuito che il pericolo imminente era in Spagna, vi si recò e disfece i legati pompeiani.
Ritornando in Italia, visto che c’era, sottomise Massaia.
Nel 48 Cesare sbarcò in Epiro, e Pompeo fu sconfitto a Farsalo, in Tessaglia.
Pompeo fuggi in Egitto, dove fu ucciso.
Cesare restò in egitto e si inserì nelle lotte dinastiche tra Tolomeo e Cleopatra. Nel 47 Cesare riordinò le aree asiatiche del dominio romano. Nel 46 disfece anche le ultime forze pompeiane riunitesi in africa (tapso).
Nel 46 fu nominato dittatore con rinnovo annuale, nel 44 fu dichiarato dittatore a vita.
Non è chiaro se Cesare aspirasse al Regno, di certo la riorganizzazione cesariana rispondeva ad esigenze di razionalizzazione dello stato, che non poteva più essere gestito tramite le magistrature e i modi di una città stato. L’aumento del numero di magistrati prefigurava la loro trasformazione in funzionari addetti all’amministrazione. L’ampliamento del senato era dovuto alla volontà di ampliare la rappresentanza italica dell’assemblea, sia alla necessità di ricompensare personaggi che si erano dimostrati fedeli.
Mentre preparava la campagna orientale contro i parti, cesare fu assassinato alle idi di marzo del 44.
I cesaricidi però non avevano alternative concrete, e tutto ciò che potevano proporre era un inattuale ritorno al passato e l’opposizione militare e quindi sullo stesso piano dei cesariani. Questi d’altra parte si trovarono presi in contropiede, non essendo evidenti gli appoggi di cui potevano godere i cesaricidi. Allora si trovò un compromesso e si stabilì un’amnistia per gli assassini.
La macchina dello stato continuò a funzionare come cesare aveva già stabilito in precedenza e grazie alla quantità di disposizioni lasciate da cesare, Marco Antonio poté far passare alcuni progetti che non erano stati affatto nelle intenzioni del dittatore.
Ma il senato era composto per la maggior parte di elementi cesariani, la plebe urbana amava il mito di cesare e le truppe erano ovviamente cesariane. Uno dei cesaricidi, Bruto, aveva assunto il governo della Gallia Cisalpina, e tenendo conto del precedente di Cesare, poteva costituire un pericolo. I due principali cesaricidi, Cassio e Bruto, avevano assunto controllo delle province orientali.
Ma in Italia le fazioni cesariane non erano affatto unite, Antonio era in collisione con l’oligarchia senatoria e la sua preminenza venne messa in discussione dall’arrivo in italia del giovanissimo Gaio Ottavio, che era stato nominato erede privato ed adottato da cesare (e quindi cominciò ad essere chiamato Caio Giulio Cesare Ottaviano). Ottaviano mentre raccoglieva le truppe filocesariane, collaborò con il sentato in funzione antiantoniana, Cicerone pensava di poterlo controllare.
Nel 44 Antonio mosse per cacciare bruto dalla cisalpina. I due consoli mossero con Ottaviano contro Antonio. La sconfitta di Antonio ebbe l’esito della nomina di Antonio come Consul Suffectus.
Capovolgimento delle alleanze: Ottaviano si alleò con Antonio e Lepido e formò il triumvirato, che si contrapponeva alle magistrature ordinarie, per la durate di 5 anni. Si trattava della spartizione del potere in vista della guerra contro i cesaricidi. Tra le prime vittime delle proscrizioni ci fu ovviamente Cicerone.
Nel 42 Lepido restava in Roma a controllare la situazione. Antonio ed Ottaviano si Scontrarono a Filippi con Bruto e Cassio. Il vero vincitore fu Antonio che si assunse il compito di riorganizzare le province orientali ed ottenne il controllo delle Gallie. Lepido fu marginalizzato.
Ottaviano si stabilì al centro del potere in Italia, ma in Sicilia Sesto Pompeo si ritagliò un proprio spazio, e diede parecchio da fare ai triumviri, i quali scesero a patti con lui.
Ottaviano dovette confiscare molte terre da distribuire ai veterani di cesare e ai suoi soldati.
Degli spossessati italici si fece portavoce il fratello di Antonio, che però ottenne appoggi incerti perché non si conosceva la volontà di Antonio in oriente.
Quando si venne allo scontro, il generale Agrippa, comandante delle truppe di Ottaviano, sconfisse L. Antonio.
I contrasti tra Marco Antonio e Ottaviano si risolsero in un accordo nel 39, a Brindisi
Sesto Pompeo continuava i suoi attacchi di logoramento. Ottaviano nel 38 venne sconfitto. Nel 37 Agrippa assunse il comando delle operazioni e nel 36 anche grazie all’aiuto di lepido, Pompeo venne sconfitto.
La vittoria consentì ad Ottaviano di presentarsi come il restauratore della pace.
Antonio nel 36 aveva iniziato una spedizione contro i parti, che finì in un mezzo disastro. Nel 34 attaccò l’Armenia.
A sfavore di Antonio ci fu il suo matrimonio con Cleopatra. Lo scontro con Ottaviano avvenne ad Azio, nel 32. Agrippa ebbe la meglio, l’anno successivo Ottaviano si impadronì dell’egitto e Antonio e Cleopatra si uccisero (31 aC)


ETA’ AUGUSTEA
Il principato augusteo non eliminò le vecchie istituzioni e magistrature. Non fu nemmeno una diarchia (senato e principe), ma semplicemente piegò le forme della repubblica, e si impose almeno all’inizio in maniera “extra-costituzionale”, cioè legata al carisma del principe.
Nel 27, Ottaviano restituì la res publica al senato e al popolo romano, conservando però il consolato che aveva rivestito quell’anno e l’anno precedente, che gli aveva consentito di effettuare un censimento.
Qualche giorno più tardi (in gennaio) il senato votò una serie di privilegi e di onori ratificati poi da una legge comiziali e si ebbe una prima definizione dell’imperium spettante ad Augusto, gli vennero attribuite una parte delle province per dieci anni e gli venne attribuito il cognomen Augustus. Negli anni successivi fu eletto regolarmente console. Nel 23, in conseguenza di una grave malattia, aveva pensato seriamente al problema della sua successione.
Depose il consolato ma ebbe in più rispetto al governo delle province imperiali, un imperium maius rispetto atutte le altre magistrature e senza limiti territoriali. In più gli venne attribuita la Tribunizia Potestas,cioè i poteri dei tribuni che comportava anche la Sacrosantità. Le province gli vennero rinnovate per periodi quinquennali o decennali.
Il princeps aveva quindi poteri magistratuali senza essere un magistrato (quindi senza limiti di tempo e la collegialità), ma aveva anche (oltre che un imperium maius e la tribunizia potestas) un’ Auctoritas in più rispetto a coloro che lo affiancavano nelle magistrature, quindi il suo “parere” valeva di più rispetto a quelle dei suoi ‘colleghi’ordinari.
Non era una monarchia, ma nemmeno più una repubblica. Il consenso popolare era dettato dal carisma di augusto, e ai rapporti di clientela, e Augusto era considerato una sorta di Patrono della Res publica.
Ci furono tentativi per garantire a più cittadini la partecipazione nella gestione del nuovo regime (per esempio il voto per corrispondenza).
Una legge del 5dC –Lex Cornelia- introduceva una nuova procedura per l’elezione dei consoli e dei pretori:  il voto dei comizi veniva preceduto oltre che dalla commendatio che il principe faceva a favore di qualche candidato anche dalla Destinatio di un numero di candidati da far votare ai comizi, pari al numero di posti da coprire. Al destinatio, spettava ad un nuovo organismo elettorale: dieci centurie create appositamente, composte da senatori e cavalieri che risultavano iscritti nelle liste da cui erano tratte le giurie. Queste dieci centurie erano state istituite in ricordo dei nipoti di augusto morti in tenera età: domus augusta -> elemento sacrale.
Paradossalmente, il consolidarsi di un forte potere centrale, di una monarchia, permise il fiorire di quelle istituzioni locali che permisero uno spostamento del baricentro di lotta politica da roma alle comunità di cui le elites facevano parte.
Agli occhi dei contemporanei, la supremazia appariva duplice: Princeps e Populus.

Augusto riorganizzò la stessa roma. Monumentalizzazione.
Escogitò nuove figure amministrative.
Per l’approvvigionamento idrico affidò ad Agrippa il compito della modernizzazione e del mantenimento del sistema. Morto Agrippa, fu affidato il tutto ad amministratori detti acquarii.
Per l’approvvigionamento alimentare, nel 22 di fronte ad una crisi, Augusto rifiutò la dittatura e sull’esempio di Pompeo prese la cura annonae, e venne creata una funzione ad hoc, quella del prefetto dell’annona, di rango equestre, alla quale potevano aspirare ex magistrati urbani.
Altro problema era l’ordine pubblico: mentre in età repubblicana erano gli Edili a dover sorvegliare la città. Con Augusto gurono istituite tre coorti urbane di personale paramilitare comandata dal prefectus urbi (di rango senatorio), e nelle sette corti dei vigiles –servizio antincendi e presidio notturno- ed ognuna sovrintendeva a due delle 14 regiones in cui fu divisa la città. A Roma stanzionavano anche tre delle nove corti pretorie, la guardia imperiale, al comando dei prefetti del pretorio, di norma due, scelti dall’imperatore tra gli equestri.

L’italia fu ripartita in 11 regioni, le cui uniche funzioni certe furono quelle del raggruppamento dei dati per il censimento.
Province
Ad Augusto, sin dal 27, furono attribuite tutte le province non pacate.
Le restanti province, dette Province Populi erano governate da ex pretori o ex consoli al seguito dei quali erano dei questori che svolgevano compiti di natura finanziaria.
Le Province Caesaris invece erano affidate parimenti ad ex consoli o ex pretori, ma di nomina imperiale aventi al loro seguito i legati delle singole legioni.
L’attribuzione di un imperim maius ad augusto legittimò qualsiasi ingerenza nelle province del popolo.

L’Egitto fu affidata ad un cavaliere, nonostante la presenza di truppe e ai senatori era vietato anche solo sbarcarci.

Fiscalità
Tre Casse:
Aerarium Saturni (del popolo romano) affluivano le imposte delle province del populus. E vi erano due pretori a sovrintendere.
Il Fiscus Caesaris non solo i redditi delle province, ma anche i redditi privati del principe, gestita da liberti imperiali.
Aerarium militare alimentato dal gettito delle imposte che gravavno sui cittadini romani, ed in primo luogo quella sull’eredità, per provvedere allo stipendio e ai premi di congedo dei veterani.

Per assicurare entrate regolari, augusto fece un censimento e pose le basi perché potesse essere fatto in seguito.


Riorganizzazione dell’esercito
Le legioni allo scontro tra antonio ed ottaviano erano arrivate a Sessanta. Augusto le diminuì a 28.
La durata della ferma venne elevata a vent’anni. Ai legionari si affiancava un numero pari di ausiliari (150.000) e scelti almeno inizialmente tra i provinciali di condizione peregrina.
Elite dell’esrcito: pretoriani. Di stanza a roma, soldo assai più elevanto. Tratti tra i cives romani.
Incrementarsi della diffusione della cittadinanza romana (grazie alle colonie di veterani). Premio di Congedo in denaro a causa della mancanza di terra.
Gli ufficiali erano senatori.

Difesa dell’impero
Aree non pacificate: Penisola iberica, africa del nord, alpi.
E fu ancora guerra di conquista, al di là del reno, nella Tracia. Druso cercò di ampliare l’espansione al di là del reno, ma vennero massacrate tre legioni che non furono mai ricostituite.
Si tentò di tenere il controllo fino all’elba, ma si capì che non conveniva mantenere il controllo e si ritirarono prima del reno (e le popolazioni non furono mai romanizzate, anche se fortemente influenzate)
In molti casi non ci furono guerre di conquista, ma furono creati stati clienti. Divide et impera: stati clienti legittimati da Roma.
Accordo con i Parti (Fraarte) il cui fratello fu messo a capo dell’armenia incoronato da tiberio.
Augusto designò al trono dei parti Vonone nel 9dC.

Problema della successione: la figura del principe era strettamente legata allo stesso augusto. Come doveva avvenire la succession? In maniera dinastica o elettiva?
Augusto risolse cercando di attribuire quell’imperium maius e quella potestas che erano alla base del suo potere, adottando prima il suo successore, facendolo erede del suo patrimonio privato, e poi , ancora in vita, attribuendo allo stesso quelle prerogative che erano proprie del princeps.
Augusto cercò di consolidare il tutto tramite sua figlia Giulia, facendola di volta in volta sposare con il designato.
Prima la scelta cadde sul nipote Marco Claudio Marcello, marito di Giulia, che poi morì. La scelta allora cadde su Agrippa, che sopsò giulia, e i due figli che nacquero (caio e lucio cesari) vennero adottati da augusto, che però non gli sopravvissero. Alla morte di Agrippa, Tiberio (figlio di primo letto della moglie di Augusto), fu adottato e costretto a sposare giulia.
Giulia però era una donna dissoluta e fu mandata in esilio, Tiberio costretto a divorziare. Fu anche costretto ad adottare Germanico, figlio di Druso,  che era quindi il nipote di augusto. In tal modo anche Germanico era designato alla successione.
Augusto mori nel 14dC.

Tiberio
Tiberio all’inizio parve non molto convinto nell’accettare il principato. Non era ancora un’istituzione stabile.
Le legioni della pannonia e della Germania si ammutinarono, reclamando un aumento del soldo militare. Druso minore e Germanico domarono la rivolta, quest’ultimo andava acquistando sempre maggior prestigio. Nei tre anni successivi non ebbe molti successi, ma fu richiamato da Tiberio e gli fu accordato il trionfo.
Tiberio affidò allora a Germanico un imperium maius per combattere contro i parti in armenia (che avevano rifiutato il re posto dai romani), ma allo stesso tempo gli affiancò come aiuto Gneo Pisone. Germanico risolse in un certo qual modo la situazione con un compromesso. Ritornando a roma morì in circostanze misteriose. Pisone festeggiò la morte di germanico, provò persino a riprendere la provincia, quasi provocando un conflitto civile. Tornato a Roma venne processato per l’uccisione di Germanico, al quale furono tributati onori inusitati.
Tiberio divenne sempre più sospettoso di possibile congiure. Molti processi di lesa maestà. Il prefetto del pretorio aveva in mano il potere. Nel 27 Tiberio si ritirò a capri, lasciando il potere in mano a seiano e portando con sé Caligola, figlio di Germanico.
Sospettoso anche di Seiano, tiberio lo eliminò. Il Nuovo prefetto del pretorio era Macrone.
Tiberio fu un ottimo amministratore, non gravò in maniera intollerabile sui provinciali, che comunque non tollerarono le imposizioni fiscali.
Nel 33 scoppiò una crisi del credito a Roma: molti senatori avevano prestato violando una legge di Cesare dittatore, soldi con interessi altissimi. La sua rimessa in vigore, causò la richiesta immediata dei crediti, e quind il crollo del prezzo dei terreni. Tiberio dovette prestare ai debitori una cospicua quantità di denaro ad interessi zero.

Caligola
Alla morte di tiberio, i pretoriani acclamarono Gaio soprannominato Caligola, figlio superstite di germanico, il quale adottò a sua volta il figlio di Druso minore (tiberio gemello). Caligola non era stato adottato da Tiberio, ma era stato nominato suo erede privato insieme a Tiberio Gemello. L’acclamazione dei pretoriani e della plebe urbana fece sì che il senato attribuisse al solo Caligola l’imperium e venisse annullato il testamento di tiberio, eliminando tiberio gemello.
Caligola rivendicò per sé un potere più autoritario, riservò grandi onori alle sorelle, in particolare Drusilla. Caligola sperperò le risorse dello stato in pochissimo tempo.
Cominciò a terrorizzare la plebe urbana.
Nel 41 fu vittima di una congiura.

Claudio
Claudio non aveva mai mostrato interesse per il potere. La tradizione lo presenta come uno sciocco in balia delle donne della domus augustea.
Ma era un uomo colto, ottimo amministratore. Garantì una serie di prerogative al senato, comincò a razionalizzare l’amministrazione di governo creando una prima burocrazia a capo della quale mise i suoi liberti. Ciò suscitò forte scandalo (e di qui la tradizione ostile), perché i liberti per legge non potevano ricoprire cariche pubbliche, mentre invece adesso si arricchivano e diventavano potenti. In più avevano gli ornamenti consolari.
Anche a livello provinciale cominciarono a moltiplicarsi i procuratores, agenti privati dell’imperatore che agivano in ambito fiscale.
Costruzione del porto di Claudio (che però a causa della grandezza non era un approdo sicuro per le navi che dovevano rifornire roma).
Concessione generosa della cittadinanza ai provinciali, soprattutto tramite le colonie, e per le classi dirigenti provinciali, il diritto ad essere eletti magistrati e quindi cittadini romani.
Conquistò la britannia. Riorganizzò e creò alcune province, così che cominciavano a venir meno quegli stati cuscinetto che ammortizzavano le incursioni delle popolazioni barbare.
Claudio sposò la figlia di Germanico, Agrippina, che gli fece adottare il figlio Lucio Domizio Enobarbo (Nerone).
Claudio fu eliminato nel 54

Nerone
Aveva avuto come precettori il prefetto del pretorio Burro, Lucio Anneo Seneca. I primi 5 anni furono a lungo ricordati come tempi felici, in cui il giovane nerone (17enne) governò nel pieno rispetto del senato, saggiamente. Con burro e seneca, i due ordines (equestre e senatorio) cooperavano alla gestione dell’impero. In più c’era il controllo della madre Agrippina.
Quando si innamorò di Poppea Sabina, moglie di Salvio Otone, uccise la madre che si opponeva al ripudio di ottavia.
Nel 62 morì burro e seneca fu costretto ad andare in esilio.
Il prefetto del pretorio fu Tigellino che assecondò Nerone in tutte le sue follie.
Una congiura fu scoperta e seneca fu costretto al suicidio.
Nerone nel 67 partecipò e vinse tutte le gare in grecia (anche quelle a cui non aveva partecipato). Tornato a roma creò i Neronia, sull’esempio greco –cosa per la quale il popolo lo amava.
Nel 64 venne realizzata una riforma monetaria: diminuiti il peso delle moneta d’oro e di quella d’argento, forse per far meglio corrispondere il rapporto tra i due metalli.
Poteva coniare una maggiore quantità di denaro da un’invariata quantità di metallo.
Confiscò molti beni.
La spesa pubblica aumentò alla ricostruzione di Roma, in seguito all’incendio avvenuto nel 64, del quale furono accusati i cristiani.
Il Re dei parti fu incoronato da Nerone nel 66

Nel 68 Vindice, generale delle truppe in Gallia, si ribellò in testa alle sue legioni sostenendo Galba alla porpora.
Ma vindice si scontrò con Rufo, capo dell’esercito in Germania, che una volta sconfitto vindice non accettò l’acclamazione delle sue truppe. Galba dopo qualche esitazione accettò l’investitura. I pretoriani, dietro la promessa di forti donativi, riconobbero galba e uccisero nerone.
Era il 68

Longus et Unus Annus
Le legioni della germania non riconobbero Galba ed acclamarono Vitellio come Imperatore. Galba adottò un senatore Pisone Liciniano. Ma i pretoriani non avevano avuto il donativo promesso, quindi acclamarono a loro volta Salvio Otone (ex marito di Poppea).
Galba e Pisone vennero eliminati. Restavano Vitellio ed Otone.
I pretoriani si scontrarono con i legionari di germania a Cremona, nel 69. Prevalsero i legionari e quindi Vitellio. Otone morì.
Nel frattempo il comandante delle legioni impegnate nelal repressione della giudea veniva acclamato dalle proprie truppe e da quelle in egitto e delal siria: Vespasiano.
Sbarcato in Italia, sconfisse vitelli a cremona. In Italia rimasero a governare Domiziano e Muciano (legato di siria). Mentre Tito continuava a guirare l’offensiva in Giudea.


I Flavi
Vespasiano
Per legittimare la sua posizione, con l’attribuzione della tribunicia potestas e dell’imperium fu necessaria la Lex de imperio Vespasiani, dove viene presentato come continuatore di quegli imperatori graditi alla tradizione. V’era una clausola che permetteva all’imperatore di fare tutto ciò che credeva necessario per l’impero.
L’ascesa di vespasiano era una rottura con il complesso legame di parentele che stringevano i membri della casata imperiale. Il padre di Vespasiano era un pubblicano che riscuoteva l’imposta d’asia.
Vespasiano era un uomo nuovo, esponente quindi delle elites locali italiche.
Resuscitò la censura nel 73 assieme al figlio Tito, inserì molti italici nel rango senatorio e ne espulse molti indegni.
Piano di integrazione dei provinciali. Concesse il ius latii alle comunità dell’intera spagna, quindi quella romana ai loro magistrati.
Le finanze erano in pessimo stato. Quindi vi furono inasprimenti fiscali cospicui (la tassa sullo sfruttamento dell’orina per esempio). Vasto programma di rivendicazione del fisco imperiale –per esempio i terreni occupati abusivamente, che però fu abbandonata da Domiziano.
Vespasiano iniziò il Colosseo.
Altro svilimento delal moneta aurea.

Nuova strategia di difesa: le truppe vennero spalmate sul confine tramite la costruzioni di una lunga serie di fortificazioni e di strade militari. In questo modo le minacce a bassa intensità potevano essere respinte agilmente.

Nel 70 Tito espugnò Gerusalemme e gli ebrei furono obbligati a vagare.

Tito
Già nel 71 gli era stata attribuita la Tribunicia Potestas e il comando delle coorti pretorie.
Il breve regno di Tito si caratterizza per la grande umanità dimostrata sia durante l’incendio che bruciò parte di Roma e sia per il terremoto di Pompei nel 79.

Domiziano
Alla morte di Tito ovviamente succedette Domiziano, verso quale gli storici danno pessimi giudizi.
Riaffermò una concezione francamente autocratica del potere, voleva essere considerato Dominus et Deus. Colpì perché filocristiani esponenti della classe dirigente.
Assunse la censura perpetua, controllando in modo diretto la classe dirigente. Numerose congiure scandirono il suo regno, e ne seguirono numerose confische.
Rafforzò la burocrazia imperiale, cercò di riabilitare la moneta, aumentò di un terzo lo stipendium militare.
Cercò di favorire la coltivazione di cereali nelle province, distruggendo metà dei vigneti (anche per una questione morale).
Guidò personalmente l’esercito contro i Catti e la conquista tra il reno e il Danubio.
Dopo una serie di rovesci militari, fu costretto alla pace con Decebalo e al pagamento di un sussidio ai daci.
Nel 96 Domiziano fu vittima di una congiura dei circoli cristiani e della corte imperiale.

Nerva Fu acclamato imperatore e i pretoriani non protestarono.

Il Vecchio senatore praticò una politica di sgravi fiscali.
Adottò Traiano senatore della spagna ma di famiglia italica, legato all’esercito e governatore provinciale.

Traiano
Succeduto a Nerva nel 97 rimase per un anno a sistemare le cose sul confine danubiano.
Tornato a roma si trattenne pochissimo. Tornò sui confini, perché l’accordo con Decebalo (stipulato da Domiziano dopo essere stato sconfitto) era troppo oneroso per le casse dello stato.
Venne sferrato un attacco in grande stile, ma non ci fu nessuna vittoria risolutiva. Decebalo venne lasciato sul trono, e una guarnigione romana venne lasciata nella capitale. Un ponte sul Danubio costruito da apollodoro di damasco facilitava ora gli spostamenti. Nel 106 fu sferrato un nuovo attacco, questa volta decisivo.
La dacia fu trasformata in provinicia e il bottino più le ricchissime miniere d’oro della regione potevano aiutare a risolvere la crisi finanziaria dell’impero.
L’emissione di moneta aura consentì spese senza precedenti. Le opere pubbliche fiorirno (il foro di traiano), un nuovo porto accanto alla foce del Tevere.
Furono istituiti gli alimentia, prestiti a comunità italiche con un basso interesse (perpetuo), dove i terreni venivano dati in garanzia,i cui interessi andavano a finanziare il mantenimento di alcune famiglie indigenti della comunità stessa.
Fu acquistato il regno d’Arabia.
Nel 116 riprese l’avanzata contro i Parti, ed arrivò praticamente al golfo Persico, dopo essersi impadronito di Ctesifonte, capitale del regno partico..
Ma era impossibile mantenere il controllo della provincia, e Traiano malato dovette prendere la via del ritorno.

Adriano
Il successore di Traiano era spagnolo. Adriano fu acclamato imperatore ad Antiochia, dove era legato di siria.
Abbandonò le nuove conquiste che era troppo dispendioso e difficile proteggere: questo gli guastò i rapporti col senato.
Arretrò addirittura il confine in Britannia: il vallo di Adriano
Migliorò le condizioni dei militari. Incentivò il reclutamento nei stessi luoghi dove occorrevano i contingenti.
In seguito ad una rivolta degli ebrei, per la decisione di costruire il tempio di giove dove una volta giaceva il Tempio, la repressione fu durissima.
Esemplare del suo interesse per le province furono i numerosi viaggi compiuti in queste, stando pochissimo a Roma. Si fece crescere la barba alla maniera dei filosofi greci.
Boom edilizio in tutto l’impero.
Condonò gli arretrati di 15 anni di tasse (grazie al bottino della Dacia).
Incentivazione all’agricoltura nei latifondi imperiali dell’africa.
Razionalizzazione dell’amministrazione dell’impero: sostituzione dei liberti imperiali con funzionari tratti dall’ordine equestre.

Antonino Pio
Nel 136 adriano adottò Lucio Cedono Commodo, che prese il  nome di Lucio Elio Cesare, che però morì nel 137. allora venne scelto un attempato senatore. Antonino, che adottò il figlio di Elio Cesare, che prese il nome di Lucio Elio Commodo (che assunse il cognome Vero) e il nipote di antonino, Marco Aurelio Vero.
L’assenza di notizie importanti si deve alla pace che si ebbe in quegli anni.

Marco Aurelio Vero

Nel 161 Antonino Morì, i due figli adottivi si divisero il potere. Il nuovo regno iniziò all’insegna di una ripresa dell’attività bellica. Vologese III sovrano partico aveva invaso l’Armenia. Lucio Vero nel 166 trionfò. Tuttavia l’esercito portò con se il vaiolo in giro per l’impero. In più era stato necessario sguarnire il fronte renano e danubiano e quindi i Quadi avevano invaso i territori provinciali.
Fu necessario reclutare nuove regioni. Ma Vero nel 169 Morì. Nel 170 la nuova iniziativa romana si risolse in un disastro e i barbari arrivarono in italia. Nel 175 si ebbe una rivolta in siria che venne rapidamente domata
L’epidemia di vaiolo fu ricorrente per almeno 25 anni e le conseguenze economiche furono gravissime. Alla crisi produttiva seguiva l’impossibilità di pagare le imposte da parte delle popolazioni.

Nel 177 Commodo fu associato al potere.
Marco morì nel 180 a causa della pestilenza.



Commodo

Concluse la pace con i barbari e rinunciò a sistemare meglio i confini, amava porsi come gladiatore. La sua condotta scatenò una serie di congiure, una di queste ebbe successo nel 192
Fu eletto suo successore Pertinace, ma fu ucciso dopo tre mesi.

Guerra Civile
L’impero fu nessi all’asta. Didio Giuliano ottenne il riconoscimento del senato, ma non aveva la forza delle legioni. Quindi ci furono una serie di sollevazioni militari.
Settimio Severo era governatore della Pannonia, un africano di Lepris Magna. Si fece adottare nella famiglia di pertinace e si inserirà nella famiglia degli antonimi.
Gli altri contendenti erano Clodio Albino (province germaniche) e Nigro (governatore della Siria)
Settimio si accordò con albino, al quale diede il titolo di cesare e marciò su roma. Il senato condannò a morte giuliano.
Settimio Si sbarazzò delle corte preetorie e le ricostituì con il suo esercito.
L’accordo con albino venne rinnovato nel 194, anno in cui venne sconfitto Nigro.
Settimio Severo fece una breve campagna contro i Parti, vittoriosa, e si scontrò contro Albino, che venne sconfitto.
Designò come successore Caracolla, suo figlio.
Fu creata la provincia di Mesopotamia affidata ad un cavaliere, e a capo di tre legioni furono posti altrettanti cavalieri per la campagna in oriente.
Grazie alle requisizioni forzate, si poté procedere ad un ulteriore allevamento fiscale.
Per incrementare le entrate e razionalizzare le uscite, ci fu uin maggior controllo delle attività economiche legate all’approvvigionamento delle truppe, che divenne una mansione obbligatorie ed ereditaria.
Per garantire l’approvvigionamento e tutelare i militari: l’annona Militaris: requisizioni e compensi in natura.
Si procedette ad un ulteriore svilimento della moneta, ma il valore nominale era superiore a quello intrinseco.
La ripresa economica fu comunque prima di tutto ripresa demografica.
Nel 211 Settimio Severo Morì

Caracalla
Regnò Per sei anni. Cercava la gloria militare che gli fu riconosciuta sul fronte della Rezia, in quella che doveva essere stata in realtà un’onerosa pace comprata con i Catti. Caracolla voleva la mano della figlia dell’imperatore partico: per unire i due imperi tramite un vincolo matrimoniale. Le azioni belliche furono limitate e caracolla fu ucciso. 217
Macrino 217
prefetto del pretorio fu elevato alla porpora e trattò la pace con i parti.
Era il primo non senatore a diventare imperatore. Si guastò con l’esercito.
In siria si ribellò una legione e fu proclamato imperatore il nipote di Giulia Domna, figlio di Giulia Mesa. Il suo nome era Elagabalo, figlio del Dio Bolide-Sole. Ma la stessa Giulia Mesa si rese conto che doveva essere eliminato. Allora fu acclamato imperatore Aurelio Alessandro, nipote di Giulia Mesa.

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