lunedì 3 marzo 2014

Il Romanzo Storico - brevissima schematizzazione generale



Una breve summa di concetti utili nella definizione di romanzo storico.

Una ridefinizione dei generi letterari fondata su basi storico sociali.
Il romanzo ammirato da Lukacs deve essere “sempre storico”, sia che rappresenti la “storia passata” sia che rappresenti il “presente come storia” ( Piovene)
Per il presente come storia si intende un presente rappresentato nella necessità intrinseca del processo storico. Ma per Lukacs non è di per sé il passato a rendere “storici” i romanzi di Scott, manzoni e Puskin, ma il “rianimare” il passato come preparazione del presente, la rappresentazione (con l’anacronismo necessario) di momenti del passato nazionale nel loro processo storico.
Ed appunto alle oggettive condizioni della storia italiana e non alle sue crisi, ma alla sua unica e immutabile crisi, Lukacs riconnetteva l’unità dei promessi sposi: non a condizioni soggettive dell’autore (ideologia, religione, poetica o talnto) ma alla scelta del contenuto, l’unica possibile per un romanzo che volesse essere effettivamente storico.
La storia italiana non presenta i processi di crescita graduale che presenta quella inglese insieme con le proprie relative crisi, piuttosto una perenne crisi, dovuta alla divisione del paese, al carattere feudale-reazionario, alle potenze straniere dominanti.

La condizione di crisi permanente è rappresentata mediante un episodio concreto della vita di due contadini.
Il desitno dei due protagonisti diventa quindi la tragedia del popolo italiano in genere. A differenza di Scott, nei promessi sposi manca l’atmosfera di “storia universale”. Questo limite è imposto da un fattore interno, cioè l’orizzonte umano dei due protagonisti, impossibilitate ad alzarsi al livello della Storia universale, che vivono “stando in fondo”.
Ciò che interessa a lukacs è la fedeltà dell’oggetto, l’onestà dello scrittore, la sua capacità di intendere integralmente di cui si gode a un momento dato.
La distinzione lukacsiana dei generi prende le mosse da Goethe e Schiller, e si fonda sul piano categoriale e consiste in modalità diverse del rispecchiamento della realtà, reso nel romanzo con la rappresentazione hegeliana della “totalità degli oggetti”, “in funzione del nesso fra l’azione particolare e il suo terreno sostanziale” e nel dramma dalla rappresentazione della totalità del movimento.
La teoria dei generi lettetari muove dalla teoria di Goethe (motivi progressi, regressivi, ritardanti dell’intreccio) per delineare come nel romanzo e nel dramma si configuri la dialetticità tra necessità e libertà. Nel romanzo, ad esempio, si intensificano i motivi regressi (che fermano lo svolgimento dell’azione, come ostacoli) configurandosi come forza propulsiva che spinge avanti i processi storici (senza ostacoli da superare, non avviene il progresso)

Lukács formula la differenza tra dramma storico e romanzo; rifacendosi a Goethe, propone quella tra epica e dramma. Come si è già osservato, assunto centrale, che ritorna nelle opere successive agli anni Trenta, l’idea che il 1840 costituisca l’inizio della decadenza borghese.
Ancora, per Lukács il romanzo storico non costituisce un genere a sé ma appartiene alla più ampia tradizione del romanzo. Emerge inoltre il legame tra il capitolo sul «Romanzo storico e dramma nella quale vengono delineati alcuni principi fondamentali: quello secondo cui le epoche drammatiche sono epoche di decadenza, da cui deriva l’identificazione tra dramma moderno e dramma borghese. Ancora, la riflessione sull’influenza reciproca tre romanzo e dramma nell’età moderna.

L’esemplarità del personaggio storico, il principio secondo cui «il dramma si distingue dall’epica per il diverso modo di rapportarsi alla totalità», la celebre definizione della centralità dell’eroe medio nel romanzo storico

Il ricorso, come aveva già fatto Goethe, alla contrapposizione tra damma e romanzo, permetta a Lukacs di evidenziare in modo dialettico l’inderetminatezza, la dinamicità e la provvisorietà dei caratteri dell’eroe romantico. Mentre i personaggi del tramma hanno caratteri così forti, così definitivi, da determinare il corso degli eventi, l’eroe del romanzo forma la propria personalità, scopre la propria anima, solo attraverso le vicende romanzesche. L’eroe del dramma ha caratteri staviliti a priori e costituiscono il fondamento originario, gli elementi dai quali discende tutto l’evento scenico. Per questa ragione le circostanze in cui è coinvolto non sono che la conse4guenza logica del suo essere. La realtà rappresentata ha allora essenzialmente una dimensione simbolica: si manifesta in forma rituale e si presenta come oggettivazione dell’interiorità dell’eroe.
Esteriorità ed interiorità sono dunque legate nel dramma da un rapporto insicindibile e la concatenazione degli eventi si sviluppa in una direzione obbligata, assume le sembianze del destino.
Il romanzo, invece, mette in scena la storia di un’anima che deve trovarsi e vindere la contraddizione tra interiorità ed esteriorità. La realtà serve all’eroe per conoscersi e mettersi alla prova, per questo egli deve agire misurare se stesso nel confronto e nello scontro con le sue avversità.
E’ una frattura tra l’epos antico e il romanzo moderno.
Il drammaturgo è distante dal movimento storico, di cui coglie solo le punte e gli apici.
Il romanzo aspira alla totalità degli oggetti

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